Messina-Acatzingo

Il grande cuore di un dentista siciliano coinvolge un intero paese nel progetto di sostegno a distanza.
Manlio D'Andrea con una bambina del progetto di sostegno a distanza

Messico. Una grande chiesa in stile barocco coloniale campeggia nella piazza principale di Acatzingo, una cittadina messicana di 24 mila abitanti distante circa 150 chilometri da Città del Messico.

Italia. Messina, la Madonna della Lettera, simbolo della città, guarda dal porto i 242 mila abitanti che si affacciano sullo Stretto.

Cosa hanno in comune queste due città? Un dentista cinquantenne di nome Manlio D’Andrea.

«Tutto ha inizio una domenica di Natale del 2000 – ci racconta Manlio – quando, alla fine della messa nella mia parrocchia di Sant’Andrea di Avellino, a Messina, ascolto il racconto dell’ingegnere Signorino che presenta la vendita di un calendario sul Messico il cui ricavato sarebbe andato per i bambini di una scuola di Axtipan De Morelos, cioè di Acatzingo».

Manlio si avvicina al tavolo in fondo alla chiesa e scorge delle foto, le osserva con attenzione e scopre che c’è l’istantanea di un dentista che cura dei bambini. Compra dei calendari per i suoi due figli e chiede se c’è bisogno di aiuto: «Magari!» è la risposta che gli fa gelare il sangue. Detto fatto. Manlio è un tipo concreto e a maggio del 2001 si ritrova nella scuola Santa Maria di Axtipan De Morelos (Acatzingo) per curare i denti di 650 alunni. Per dieci giorni opera dalla mattina alla sera non solo i bambini della scuola, ma tutti i poveri del paese che aspettavano in fila, anche per ore, in attesa del proprio turno. È un’esperienza diretta e scioccante. La loro miseria non è la nostra povertà. Rasenta il nulla, nulla da mangiare, la nuda terra dove dormire. Sembra di tornare indietro nel tempo, quando la Sicilia di Manlio viveva nelle stesse condizioni. I figli sono solo forza-lavoro. Ogni bambino lavora nei campi, sia che frequenti, sia che non frequenti la scuola. E i pochi fortunati che riescono a studiare, terminate le lezioni, lavorano nei campi con la famiglia fino al tramonto.

 

Tornato in Italia, Manlio si interroga su cosa fare per aiutarli. È appassionato di equitazione e coinvolge tutti gli amici del maneggio nell’organizzazione di una manifestazione sportiva il cui incasso sarebbe stato devoluto, per intero, ai bambini della scuola Santa Maria. Siamo in pieno agosto e l’evento si snoda sfruttando tutte le idee che gli vengono in mente: una sfilata di modelle in abiti da sposa, una gara di equitazione, un saggio di una scuola di ballo con ritmi sudamericani. Vendono pasta, oggetti, prodotti di pasticceria, tutti avuti gratuitamente dai fornitori e a fine serata tirano le somme. Partecipano 700 persone, ne erano previste la metà, il pasticciere che aveva preparato da mangiare devolve in beneficienza più di metà dell’incasso.

Una volta messa in moto la generosità sai da dove parti, ma non intravedi verso che direzione proseguirai. Alla fine della manifestazione, una signora si avvicina a Manlio e gli dice che non vuole fare beneficienza, ma vuole adottare un bambino a distanza. Manlio non sa come fare. Si mette in contatto con Chiara Signorino, una focolarina di Messina che è in Messico, figlia dell’ingegnere da cui il dentista aveva appreso l’iniziativa a favore dei bambini di Actipan e inizia una nuova avventura che coinvolgerà tante persone nel progetto di sostegno a distanza promosso da Famiglie Nuove.

«Il primo ad essere adottato è stato Marcellino – ricorda Manlio – che avevo operato la prima volta che mi sono recato in Messico. Aveva la lingua bloccata tra gli incisivi e per questo motivo non parlava. Lo operai di martedì e venerdì già parlava». Da allora un passaparola interminabile, una catena di generosità che porta Manlio a chiedere aiuto a tutti, a coinvolgere familiari, parenti, pazienti, amici fino ad arrivare ad aiutare più di 150 bambini che usufruiscono del sostegno a distanza.

 

La vera novità è, però, la reciprocità. Manlio ogni anno si reca in Messico e conosce i bambini personalmente. Non ci sono più beneficiati e benefattori e nel 2005 ventitre sostenitori conoscono i bambini e le loro famiglie in un pranzo organizzato nella cittadella dei Focolari, chiamata significativamente El Diamante. «Il dono più grande – dice orgoglioso Manlio – è l’amicizia con questi bambini, condividerne il percorso di formazione, conoscerli come persone concrete. Ogni volta che vado in Messico torno rigenerato».

«Credimi – conclude –, è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Ma tu – mi chiede – aiuti gli altri?».

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