Merkel, una lezione di educazione civica

Prima la decisione di un nuovo lockdown per Pasqua. Poi la revoca. La Merkel si scusa e si prende ogni responsabilità. Un esempio educativo, esattamente quello che ci si aspetta dalla classe politica tedesca e di tutto il mondo.

Nei giorni scorsi si discuteva in Germania l’eventualità di un lockdown totale dal giovedì santo fino al lunedì di Pasqua. Mentre il governo si riuniva con sessioni straordinarie anche fino alle 3 di notte per discutere ed accettare il provvedimento che significava la chiusura straordinaria del giovedì e sabato santo di ogni attività (gli altri giorni sono già considerati festivi in Germania), supermercati inclusi, la popolazione protestava per le misure e loro conseguenze. Le critiche sono state massicce, a partire dal fatto che nella decisione non erano stati coinvolti esperti e per il generale stato di allarme creato nella popolazione. Al mattino, prima di consegnare l’atto ufficiale, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha annullato il regolamento ed in una conferenza stampa si è assunte la responsabilità di un errore annunciando «L’errore è solo mio».

La Merkel ha chiesto scusa a tutto il Paese affermando che quando si fa «un errore è necessario chiamarlo errore ed è necessario correggerlo, se possibile per tempo». Se ne è assunta in prima persona la responsabilità. Lodevole la risposta dei presidenti regionali che le hanno fatto coro affermando che non era da sola a prendere questa decisione che è collettiva, tutti i 16 presidenti delle regioni avevano dato il loro consenso. Come a dire che non è lei la sola a doversi scusare e che la responsabilità è condivisa.

A livello mondiale assistiamo a tutt’altre dimostrazioni di affermazioni e di giustificazionismi, scarse capacità di fare marcia indietro, copertura delle proprie responsabilità se non la ricerca di scaricarle su altri. Ne abbiamo esempi in diversi governi, Italia inclusa. Questo significa lasciare sulla barca da solo chi se ne assume “vergognosamente” le colpe, sacrificare qualcuno. È una tragica diseducazione quella che i popoli ricevono dai vertici, è una lettura distorta di come essere forti. Un continuo esibirsi, un allenamento a “non essere” ma ad apparire. E per apparire forti occorre mostrarsi giusti, non importa se a discapito di qualcun altro.

La cancelliera tedesca e i presidenti delle 16 regioni ieri ci hanno mostrato il contrario. Hanno dato a tutto il mondo una lezione di profonda educazione civica e di coesione. Il popolo tedesco è attento e vigile sulle modalità con cui il governo prende le decisioni. E il governo ne tiene conto. Ciò che trovo interessante nel comunicato di ieri è proprio il coraggio di non lasciare l’altro: la solidarietà che fa rima con la verità dei fatti. Inoltre a questo accadimento non si adatta la convinzione malsana che per uscirne bene occorre trovare un capro espiatorio, qualcuno che si sacrifichi. Piuttosto la Merkel ci ha mostrato che per uscirne bene occorre stare in piedi davanti al popolo che l’ha eletta e non temere di assumersi una colpa che per funzioni istituzionali le viene attribuita ma che nella realtà dei fatti è condivisa tra tutti coloro che vi anno partecipato. Personalmente trovo quanto accaduto una espressione di democrazia profonda. La voce del popolo che protestava è stata ascoltata, chi era nel ruolo di intervenire è intervenuto, e chi ha compartecipato ad assumere quelle decisioni non si è tirato indietro ma è rimasto al fianco chiedendo di condividere la responsabilità, almeno presso l’opinione pubblica.

Sarebbe stato facile in questo caso lasciare la Merkel da sola ad assumersi questa responsabilità, lei in fondo è una cancelliera uscente ed ha già dichiarato che non si ricandiderà anche se certamente il suo partito ha ambizioni a rimanere al potere. Quello che penso è che attraverso la solidarietà mostrata ad uscirne vincente sia la dignità della persona che non viene minata dall’errore, bensì valorizzata.

Il rispetto per la dichiarazione di scuse è notevole da tutte le parti, anche la stampa ha definito l’atto della cancelliera qualcosa di grande, «azioni che scrivono la storia». Empaticamente il popolo comprende che non è facile assumere decisioni in queste situazioni. La dichiarazione di vicinanza dei presidenti regionali ha sicuramente contribuito a sviluppare coesione nazionale. Non mancano i cori dell’opposizione che chiede conseguenze per gli errori e mostra stima per il comportamento della Merkel.

Ciò che il popolo continua a chiedere è trasparenza nelle strategie e di essere rappresentato in ogni sua necessità. Ciò che i presidenti delle regioni chiedono è di non fare politica tra i partiti ma di concentrarsi su come affrontare la situazione. Il messaggio che la Merkel cerca di infondere dall’inizio della regia di questa pandemia è stato in gran parte recepito: siamo coesi, insieme ce la faremo.

Intanto la capacità della Merkel di riconoscere l’errore, ammetterlo e correggerlo è stata definita un esempio educativo, esattamente quello che ci si aspetta dalla classe politica tedesca e direi di tutto il mondo.

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