Meraviglie dalle Marche

Una rassegna ne ripercorre l'intensa esperienza culturale e figurativa della regione tra Tre e Novecento con una pluralità di artisti davvero eccezionale
Meraviglie delle Marche

Più passa il tempo e più questa regione, baciata dall’Adriatico e in fuga tra le colline verso l’Appennino, rivela i suoi tesori d’arte. Ben venga allora la rassegna vaticana sui capolavori che i vari musei hanno messo insieme per esporli all’ammirazione e, perché no, alla scoperta, o riscoperta del pubblico.

 

È un viaggio che l’osservatore percorre dal Tre al Novecento fra maestri grandi e piccoli e che ha lo scopo di far conoscere come la regione, terra di passaggio tra Nord e Sud, abbia vissuto un’esperienza culturale e figurativa di prim’ordine. Non si spiegherebbe diversamente la presenza di personaggi del calibro di Piero della Francesca, Raffaello, Lotto, Guido Reni e Guercino, solo per citare alcuni nomi. Del resto, basterebbe l’esistenza della sola Urbino per affermare un primato eccezionale della regione, con una città che è stata, occorre dirlo, un faro di cultura nel secondo Quattrocento.

 

Tra le opere in rassegna, l’attenzione va fissata almeno su alcune. Penso alla “Pala dell’alabarda” del Lotto, proveniente da Ancona: struggente plenilunio di intensa emotività con quel san Giacomo che ci guarda e che è forse poi l’autoritratto del pittore. Il Tiziano della “Resurrezione”, spettacolo trionfante in una delle albe più dorate dell’artista, con quelle campiture gialle nel cielo pregne di colore.

 

Le tavole del Crivelli, personaggio inquietante nella vita e nell’arte, che colloca i santi in un astrattismo così prezioso da anticipare l’arte di un Klimt. La poesia campagnola, con i rossi dal color ciliegia, del Barocci, e le ombre tenere e calde del Guercino. Fino a quel san Sebastiano del Reni, giovane eroe carnoso e dirompente, attore consumato del sacro. E a chiudere con le decorazioni di Adolfo De Carolis, elegante ricreatore di miti classici. Senza dimenticare i grandi del barocco, Luca Giordano e amici, teatrali narratori di cose sacre.

 

Come si nota, la galleria è davvero preziosa. Val la pena visitarla, la mostra raffinata, prima che si imbarchi per Buenos Aires, dove l’attendono gli argentini di origine marchigiana.

 

“Meraviglie dalle Marche”. Vaticano, Braccio di Carlo Magno. Fino al 10/6 (catalogo Allemandi & C.).

 

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