Meno infrazioni per l’Italia

Stiamo recependo meglio del passato le norme dell’Ue e abbiamo chiuso il 2017 con 62 procedure nei nostri confronti, mentre erano 121 all'inizio del 2014
Riciclo plastica e rifiuti organici: la Montello (BG). Le procedure di infrazione tuttora aperte nei confronti del nostro Paese riguardano principalmente le questioni ambientali e quelle dei trasporti.

La procedura di infrazione è un meccanismo con il quale la Commissione europea controlla il rispetto del diritto dell’Unione europea (Ue) da parte degli Stati membri e si adopera per porre rimedio all’inadempimento, cioè a quella situazione nella quale un’amministrazione nazionale (centrale, regionale o locale) viola il diritto dell’Ue ponendo in essere un comportamento contrario alle regole europee oppure non adottando leggi o altre misure necessarie per applicare le norme europee. Questo può accadere quando uno Stato membro non comunichi in tempo le misure nazionali di trasposizione delle direttive europee (i cosiddetti mancati recepimenti) e quando la Commissione europea ritiene che la legislazione di uno Stato membro non sia conforme o non applichi correttamente le normative europee. La Commissione europea può agire di propria iniziativa ma anche su denuncia di cittadini e imprese o sulla base di un’interrogazione parlamentare. Le procedure di infrazione, se non si risolvono, arrivano alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, che può disporre una sanzione nei confronti di uno Stato membro.

Corte di Giustizia dell'Unione europea

Secondo i dati di Openpolis, dal 1952 al 2015, l’Italia è il Paese europeo che è finito più spesso davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, con ben 642 ricorsi. Inoltre, considerando gli anni più recenti, l’Italia ha dovuto versare a Bruxelles oltre 180 milioni di euro, di cui più di 100 solo per i problemi legati a discariche e rifiuti.

Eppure, secondo gli ultimi dati diffusi dal Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, l’Italia conferma il trend positivo che registra una diminuzione del numero delle procedure di infrazione aperte a suo carico nel corso degli ultimi anni. Infatti, se all’inizio del 2014 erano ben 121, dopo l’adozione da parte della Commissione europea delle decisioni in materia di procedure di infrazione, il 7 dicembre 2017, il numero delle procedure a carico del nostro Paese scende a 62, di cui 52 per violazione del diritto dell’Ue e 10 per mancato recepimento di direttive.

Tuttavia, spicca il numero delle procedure di infrazione tuttora aperte nei confronti del nostro Paese riguardanti le questioni ambientali (14) e quelle dei trasporti (8), ambiti particolarmente significativi per la qualità della vita degli italiani. Altre procedure di infrazione riguardano ambiti più tecnici, come quelli della fiscalità e dogane (6), della concorrenza e aiuti di Stato (6) e degli appalti (3). Non è tuttavia trascurabile il numero di procedure di infrazione riguardanti la salute dei cittadini (4), la giustizia (4), l’agricoltura (3), la pesca (1) e la tutela dei consumatori (1). Nello specifico, vi sono procedure aperte da oltre un decennio, come quella riguardante l’emergenza rifiuti in Campania, il trattamento delle acque reflue urbane e le problematiche connesse alle discariche di rifiuti in varie parti d’Italia. Poi, oltre l’annosa questione del recupero dei prelievi arretrati sulle quote latte e l’importantissima procedura di infrazione delle direttive sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento e di quella sulle emissioni industriali in riferimento allo Stabilimento siderurgico ILVA di Taranto, altre procedure aperte riguardano: la normativa italiana relativa alla lotta contro i ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali; alcune norme di sicurezza per le navi passeggeri; alcuni requisiti minimi per la formazione della gente di mare; il potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto con riferimento alla lotta al terrorismo ed alla criminalità internazionale; la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici; la mancata designazione delle Zone Speciali di Conservazione e la mancata adozione delle misure di conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche; la cattiva qualità dell’aria a causa del superamento dei valori limite di polveri sottili; il divieto di impiego di latte concentrato o in polvere nelle produzioni lattiero-casearie; la determinazione e la gestione del rumore ambientale nelle mappe acustiche strategiche; la riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero; le misure adottate dall’Italia circa le emissioni di ossido di azoto delle Fiat 500X Euro 6 a diesel omologate in Italia.

Tra le molte procedure di infrazione chiuse recentemente, vi è da segnalare quella riguardante un contributo imposto dall’Italia per il rilascio del permesso di soggiorno UE di lungo periodo ai cittadini di Paesi terzi; quella riguardante il recepimento della direttiva europea relativa ai viaggi, vacanze e i circuiti “tutto compreso”; quella sui metodi di riferimento, alla convalida dei dati e all’ubicazione dei punti di campionamento per la valutazione della qualità dell’aria ambiente; quella sul mancato rispetto degli obblighi di informazione in materia di rifiuti.

Smog hits northern Italy

Una procedura di infrazione che ha rischiato di finire alla Corte di Giustizia dell’Ue è quella sulla violazione delle direttive europee sulla qualità dell’aria, in particolare delle soglie massime di sforamento dei limiti di Pm10 e NO2. Il commissario europeo all’ambiente Karmenu Vella aveva intimato all’Italia e ad altri 8 Stati membri di presentare entro venerdì 9 febbraio delle misure anti smog. Così, il Ministero dell’Ambiente ha inviato un dossier relativo alle misure messe in campo per il miglioramento della qualità dell’aria ed è in attesa delle valutazioni di Bruxelles.

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Sandro Gozi, Sottosegretario agli Affari europei, ha dichiarato che «la riduzione delle procedure di infrazione è da sempre una priorità dei governi Renzi e poi Gentiloni e i risultati lo dimostrano con chiarezza. Ora ne abbiamo chiuse altre 3, passando da 65 a 62. Nessun altro Paese può vantare un miglioramento così netto come il nostro. La nostra credibilità nei confronti delle istituzioni europee è cresciuta, insieme alla nostra capacità di recepire norme e principi che aiutano l’economia e la convivenza civile. Ci sono molte cose da aggiustare nel modo in cui questa Europa si tiene insieme, ma dentro l’Ue l’Italia ha una voce sempre più importante e sempre più autorevole. Usare questa voce per dare vita all’Europa che vogliamo, più vicina ai cittadini e ai bisogni delle persone, è la missione a cui un Paese importante come il nostro non può e non deve rinunciare. Da maglia nera l’Italia si conferma maglia rosa e Paese più virtuoso per la riduzione delle violazioni del diritto Ue e per il corretto recepimento delle norme europee».

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