Meno compiti a casa? Parliamone!

L’apertura del ministro Profumo. L’iniziativa dei genitori francesi.
Studiare

«È una guerra, questa storia dei compiti a casa – dichiara la mamma di una bambina di 9 anni –, passiamo i pomeriggi a cercare di finire entro l’ora di cena i compiti e quasi sempre litighiamo».
«Tante volte la domenica pomeriggio sono dovuto rimanere a casa per studiare e sicuramente preferivo andar fuori a giocare!», dichiara un bambino di una V classe.
 
L’iniziativa dei genitori francesi che hanno promosso il singolare boicottaggio, quello contro «l’inutilità e l’ingiustizia» dei doveri scolastici assegnati ai bimbi delle elementari, è risuonata nel nostro Paese come l’avvio di una campagna pro-contro il fare i compiti a casa.
 
La discussione è stata riaccesa negli ultimi mesi negli Usa dal documentario Race to Nowhere, che mostra studenti stressati da un sistema educativo che li mette sotto tensione. Per questo, gli insegnanti di una scuola elementare della California, stanno sostituendo i compiti a casa con obiettivi di lavoro specifici per le esigenze del singolo studente e che possono essere completati in classe o a casa, secondo il ritmo di ciascuno.
 
La dichiarazione del Ministro Francesco Profumo è “possibilista”: «Meno compiti di tipo tradizionale, ma si possono dare stimoli agli studenti senza che questi siano formalmente compiti».
 
C’è bisogno di stare a casa insieme e piacevolmente, dopo una giornata di lavoro, dedicare uno spazio ai figli che non sia fare i compiti, per esempio giocare insieme: il gioco agevola il rapporto, è educativo  e sviluppa delle competenze come la memoria, l’attenzione. Questo vale per i bambini delle scuole primarie. E per i più grandi?
 
Lasciare i compiti ai ragazzi che frequentano il tempo pieno diventa una “tortura”, soprattutto per i giovani pendolari, che fanno a volte anche più di un’ora di pullman o treno per raggiungere la scuola. Nelle vacanze più lunghe è tipico vedere i nostri giovani concentrarsi l’ultimo giorno di vacanza per “finire i compiti”, sforzo assolutamente inutile.
 
I docenti possono offrire alternative a quello che è un mero “doposcuola”, proprio perché ci sono una marea di stimoli e input che i giovani ritrovano nella loro vita quotidiana. Ad esempio per non perdere il ritmo ci vorrebbe un rinforzo come un libro da leggere, vedere programmi particolari in tv, scrivere qualcosa di creativo…
 
I nostri ragazzi oggi occupano i pomeriggi praticando sport, danza, musica, ciascuno secondo le proprie passioni, che a volte vengono viste come ostacoli alla preparazione scolastica. Ma non si cresce anche così?

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons