Mélenchon fa pari con Macron

Al primo turno delle elezioni politiche francesi, a due mesi dalla rielezione di Macron, Nupes, la coalizione di sinistra, a distanza di qualche centesimo di punto dalla compagine del capo dell’Eliseo, Ensemble!
(AP Photo/Daniel Cole)

L’alleanza di sinistra, dunque, sembra reggere il confronto, per numero di voti, con la coalizione presidenziale Ensemble! Ma ha poche riserve di voti per il secondo turno: un vantaggio nel primo turno di un’elezione come quelle francesi (doppio turno con collegio uninominale) può diventare una grossa difficoltà nel secondo turno. Questo è il paradosso nel quale è caduto Jean-Luc Mélenchon e i suoi partner nella Nuova unione ecologica e sociale popolare (Nupes), che riunisce una serie di sigle: La France insoumise (LFI), il Partito socialista (PS), il Partito comunista francese (PCF) ed Europe Ecologie-Les Verts (EELV). Nella sera di domenica 12 giugno, l’alleanza di sinistra ha sostanzialmente pareggiato, per numero di voti, con la coalizione presidenziale Insieme!, che ha raggiunto il 25,70 per cento dei voti, contro il 25,66 di Nupes. Ma l’inedita alleanza riformista dovrà affrontare una situazione senza precedenti: come nelle elezioni presidenziali il presidente Macron è stato eletto a causa del “cordone sanitario” della nazione francese contro il voto di estrema destra per Marine Le Pen, analogamente questa volta la vittima di un altro cordone sanitario, contro il voto alla sinistra rivoluzionaria, potrebbe essere proprio Mélenchon.

(Ludovic Marin, Pool via AP)

Colpisce il basso livello dei risultati dei diversi campi. Il panorama francese, che una volta era estremamente cristallizzato attorno a pochi partiti ben definiti e “ideologici”, ora si ritrova con una dozzina di partitini che a fatica raggiungono il 10 per cento dei voti o poco più. Tanto più che a votare è stata meno della metà degli aventi diritto (astensione oltre il 53 per cento), cosicché chi governa attualmente la Francia non supererà nei fatti una percentuale di sostegno e gradimento effettivo che ruota attorno a un quarto del corpo elettorale. Mai vista una tale incertezza, nella quale ha buon gioco la scommessa di Macron, il presidente poco amato dalla gente che rimane al suo posto perché «non c’è altro di più interessante».

Colpisce altresì, nel risultato del primo turno delle elezioni francesi, la fatica della democrazia transalpina di trovare un leader che faccia rievocare la grande stagione dei presidenti con un nonché di monarchico, da De Gaulle a Pompidou, da Mitterrand a Giscard d’Estaing, e finanche a Jacques Chirac. Macron vorrebbe essere il federatore delle tante Francia attualmente esistenti, ma le sue posizioni poco carismatiche nelle materie sensibili (dalla pandemia alla guerra in Ucraina) lo allontanano dalla gente ogni volta che sembrerebbe recuperare terreno.

(AP Photo/Daniel Cole)

Cosa succederà al secondo turno? Pur essendo presente in più di 500 collegi (per le elezioni verranno eletti 577 deputati), sembra quasi impossibile che Mélenchon possa raggiungere la quota di 289 parlamentari, la maggioranza assoluta della Camera. Pur essendo in vantaggio relativo in una buona maggioranza di collegi, circa 300, la coalizione della sinistra in molti collegi ha già raggiunto la soglia massima dei voti raccoglibili, tanto più che Marine Le Pen, ormai al solito un po’ meno battagliera di quanto potrebbe essere – tre elezioni presidenziali perse al secondo turno cominciano a pesare sul morale della leader e delle sue truppe – non darà un mandato preciso ai suoi elettori. I quali, secondo i sondaggi più accreditati Oltralpe, sembrano in massima parte decisi a non andare a votare, creando un ulteriore vulnus alla partecipazione degli elettori ad elezioni in cui i politici, salvo proprio Mélenchon e la sua verve rivoluzionaria vetero-sessantottina, hanno fatto di tutto per non entusiasmare i potenziali elettori, attratti molto più da altre vicende domenicali. Il rischio è che nemmeno Macron abbia la maggioranza assoluta, il che vorrebbe dire, vista la prassi politica francese, perenne conflittualità tra parlamento e presidenza della Repubblica.

Dal voto dipenderà anche l’atteggiamento di Macron nelle grandi questioni di politica internazionale, dalla coesione europea alla guerra in Ucraina. Intanto, in settimana, il presidente dovrebbe volare con Olaf Scholz (altro leader senza carisma) e Draghi a Kiev: una buona mossa pubblicitaria a poche ore dal voto.

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