Mel Gibson e l’ecumenismo
Per chi l’avesse perso, è ancora nelle sale e ne abbiamo già parlato nelle nostre pagine digitali, vale veramente la pena di vedere La battaglia di Hacksaw Ridge, regia di Mel Gibson e candidato a 6 premi Oscar. È risaputo che narra la storia vera del primo obiettore di coscienza dell’esercito americano, Desmond T. Doss, che rifiuta di toccare un fucile, ma non di servire il suo Paese nel modo che ritiene migliore: salvando vite umane invece di sopprimerle sull’isola di Okinawa nella battaglia contro l’esercito nipponico.
Anticipa l’idea dell’obiezione di coscienza che poi entrerà, dopo la Seconda guerra mondiale, nella cultura pacifista di tanti Paesi occidentali. Ma la chiave interpretativa, sebbene i temi dominanti siano l’atrocità e l’inutile strage della guerra e il valore di seguire la propria coscienza, è anche un timbro ecumenico. Il protagonista è della Chiesa avventista del settimo giorno e c’è da imparare. Il medico Doss non deroga ai suoi principi, costi quel che costi, subisce umiliazioni, crede nell’amore di Dio, cerca di mettere in pratica il comandamento nuovo ed è pronto a dare la sua vita pur di salvare quella degli altri. Nella battaglia di Hacksaw Ridge salva 75 persone, riceverà le più alte onorificenze militari, ma ciò che resta della sua storia è il fatto che era un cristiano autentico che credeva in Dio e viveva il Vangelo. Non ha importanza la denominazione: cattolico, luterano, anglicano, non per una sorta di sincretismo e irenismo, ma perché c’è un nocciolo così chiaro, così comune a tutti i cristiani che fa di questo film una storia ecumenica.
«Quando ho sentito la storia di Desmond Doss – ha dichiarato Gibson – il primo obiettore di coscienza a ricevere la Medaglia d’onore degli Stati Uniti, sono rimasto stupito dalla portata del suo sacrificio. Era un uomo che, nel modo più puro, disinteressato e quasi inconsapevole, aveva più volte rischiato la propria vita per salvare quella dei suoi fratelli. Desmond era un uomo del tutto ordinario che ha fatto cose straordinarie».
E, per tutta la vita – è morto nel 2006 a 87 anni –, non se ne è mai vantato.