Meglio due genitori o uno solo?
La Cassazione “apre” ai single, la Chiesa invece privilegia la coppia. Ne parliamo con Giuseppe Barbaro, vicepresidente della Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche
Può un single, uomo o donna che sia, adottare da solo un bambino? In molti Paesi esteri è possibile, in Italia invece no: per un’adozione, infatti, c’è bisogno di due coniugi uniti in matrimonio. Tuttavia, con una sentenza del 14 febbraio scorso, la Corte di Cassazione ha in un certo senso invitato il Parlamento a rivedere le norme vigenti, scrivendo che «il legislatore ben potrebbe provvedere, nel concorso di particolari circostanze, ad un ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione di minore da parte di una singola persona anche con gli effetti dell’adozione legittimante». La Convenzione di Strasburgo sui fanciulli del 1967 del resto, si sottolinea, non si oppone a tale eventualità che, tuttavia, non piace al mondo cattolico. Per il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, infatti, «la priorità è il bene del bambino, che esige un padre e una madre».
Tutto nasce dal caso di una signora di Genova che ha adottato una bambina straniera con la quale ha convissuto in Russia e poi negli Stati Uniti. Un’adozione ritenuta pienamente legittima in quei due Paesi, che però in Italia è stata convalidata con una formula “speciale”, che presenta alcune limitazioni per esempio in tema di eredità. Ma allora, come orientarsi? Ne parliamo con Giuseppe Barbaro, vicepresidente della Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche, che ci tiene subito a fare chiarezza. «Quando si parla di adozione, questa deve essere effettuata nell’interesse del minore».
Come commenta la sentenza della Cassazione?
«Abbiamo sempre sostenuto, con forte convinzione, che per educare un bambino ci sia bisogno di un villaggio. Ma almeno un papà e una mamma a questi bimbi glieli vogliamo dare? Dal punto di vista pedagogico, un’adozione da parte di un single non viene fatta nell’interesse del minore e lo dico anche a nome delle associazioni che rappresento».
Tuttavia, molti ritengono che un genitore sia meglio di nessun genitore. Che ne pensa?
«Se è una logica di tipo pragmatico, quella che si invoca, allora va detto subito che le richieste di adozioni internazionali sono superiori alla disponibilità dei bambini adottabili, dunque la necessità di ricorrere ad un solo genitore al momento non c’è».
In generale, invece, si crede il contrario…
«È chiaro che, nel momento in cui il numero di bambini dovesse superare quello delle richieste, ci porremo il problema di consentire le adozioni ad un solo genitore, ma al momento non ce n’è motivo. L’Unione europea farebbe bene, invece, a predisporre un registro per le adozioni per stabilire convenzioni tra i vari Stati, che adesso vengono fatte a livello bilaterale, con tanti problemi e soprattutto con tanti bambini, in particolare dell’Est, abbandonati per strada. Questa dovrebbe essere una preoccupazione di tutti».
Le differenze negli ordinamenti giuridici dei vari Stati complicano le cose. Esiste un vuoto legislativo in Italia?
«Nel nostro ordinamento non esiste nessun vuoto legislativo: è stata fatta, invece, una scelta di campo. La legge è frutto di contributi diversi, di un incontro, di un dialogo tra culture e sensibilità differenti, che ha come obiettivo dare una famiglia ad un bambino. Non dare un bambino ad una famiglia: è diverso. Non sto criticando il desiderio di aver un figlio, che è legittimo anche per i single, ma di certo non è un diritto esigibile. Non è una questione ideologica, ma di saggezza. Bisogna fare ciò che è nell’interesse dei minori e in questo siamo completamente d’accordo con la Chiesa».