Mediterraneo. Si ripropone il dialogo fra le sponde
Non è difficile, viaggiando, costatare come i Paesi tutti, al pari delle persone che li abitano, abbiano un proprio profilo, una fisionomia che ne connota l’identità e li distingue fra loro. Come i dati genetici vengono trasmessi agli uomini dai loro antenati, si potrebbe dire che anche la forma geografica di un territorio omogeneo si specchia nella storia da cui proviene: storia geologica intendo. Il profilo in questo caso è determinato dalla linea di confine della terra col mare o con altri significativi elementi morfologici quali importanti corrugamenti montuosi o grandi fiumi. All’interno di questo profilo si è venuta configurando l’identità di un territorio. E successivamente quella della gente che lo popola. I tempi, ovviamente, che distinguono questi processi evolutivi, si misurano in milioni di anni per gli ambienti naturali, in migliaia di anni per i popoli. La Grecia, ad esempio, si apre dentro il Mediterraneo come una mano aperta. È tutto un intrico di penisole, di golfi e di isole che sviluppano un profilo costiero lungo quanto quello dell’intero continente africano, il quale invece si pone di mezzo agli oceani come un pugno chiuso. La penisola anatolica e quella italiana hanno caratteristiche analoghe a quelle della Grecia, anche se meno accentuate. Parimenti è facile costatare come la storia dei popoli che hanno abitato queste terre abbia prodotto grandi civiltà che hanno dato un impulso determinante a molta parte del progresso umano. Perché quei tratti di mare assai modesti che dividono quelle terre, più che una divisione hanno rappresentato un naturale tramite di relazione e di sviluppo. Analogamente si può guardare anche all’Europa come ad una mano aperta che, su una scala più grande, si protende essa pure sul mare a segnare altre tappe significative del progresso umano. Il mare dunque unisce, come è avvenuto prima per la piccola Grecia e poi per la cultura romana intorno al Mediterraneo e, più tardi, attraverso gli oceani, alla cultura europea favorendo contatti con le diverse culture sviluppatesi negli altri continenti. Ma il mare può anche dividere, come sempre è avvenuto storicamente sulle sponde del Mediterraneo, soprattutto dopo l’avvento dell’Islam. Più volte la mezzaluna ha cercato di penetrare fino nel cuore del Vecchio continente per annetterlo al suo universo culturale. Altrettante volte è stata la risacca europea a riportasi sulla sponda opposta. Questi due mondi, queste due culture non si sono però soltanto combattute: si sono anche apprezzate reciprocamente e, in alcuni casi, integrate. Si potrà discutere a lungo sul valore di entrambe. Ma dobbiamo ammettere che i maggiori progressi di entrambi questi mondi si sono visti quando hanno cercato di integrarsi. Oggi la partita si è fatta più complessa nella dimensione planetaria che vede questo quadrante di mondo non più egemone. E tuttavia la dualità fra le sponde del Mediterraneo è più marcata che mai. Eppure, l’andare e il venire della risacca della storia che ora percuote, ora accarezza le sponde di questo mare al cui stesso nome pare consegnato il compito di una mediazione, sembra invitare al dialogo. È in questa prospettiva che si dovrebbe guardare al non facile compito di cui si è fatto carico con non poca ambizione e con qualche forzatura l’attuale presidente di turno dell’Unione europea, il primo cittadino di Francia, Nicolas Sarkozy, quando ha invitato a Parigi 42 capi di Stato e di governo dei Paesi gravitanti attorno al Mediterraneo, quelli dell’Unione europea, quelli del Medio Oriente e quelli del Nordafrica. Chissà che l’Europa, come già duemila anni fa, non apra il palmo della propria mano incontro ad un’altra mano che potrebbe tendersi verso di lei dalla sponda opposta del mare per una stretta che da troppi secoli il Mediterraneo non ha visto più. Altri segnali positivi si susseguono, come l’appello lanciato dalla Mecca all’inizio di giugno dal re saudita Abdallah alla Conferenza mondiale islamica, cui ha fatto eco da Madrid il Congresso internazionale sul dialogo interreligioso: sono stati momenti estremamente significativi, gravidi di sviluppi che i musulmani stessi si attendono per interrompere la spirale di reciproco discredito diffusa nel mondo dopo il tragico 11 settembre 2001.h