Mediterraneo insanguinato
Scorro i giornali, leggo le agenzie, consulto la stampa estera, e mi colpisce lo stillicidio di notizie che rendono un po’ più scarlatte le acque del nostro mare, del Mediterraneo.
All’aeroporto di Istanbul, proprio mentre il presidente Erdogan in vista delle elezioni opera una stretta sulla stampa, una giornalista muore “suicidata” all’aeroporto di Istanbul, si chiamava Jacky Sutton.
In Libia il governo “legittimo” di Tobruk rifiuta la proposta di conciliazione Onu in funzione anti-Califfato, mentre qua e là muoiono civili, vittime di bombardamenti e assalti delle tante milizie che dettano legge nei vari territori libici.
Nel vicino Egitto si va al voto, potrebbe e dovrebbe essere una buona notizia, ma le percentuali bassissime dei votanti dà la conferma che la democrazia elettiva nella terra dei faraoni lascia molto a desiderare. I Fratelli musulmani e tanti giovani di piazza Tahrir non possono o non vogliono votare.
Ancora, vengono trovati alcuni reperti provenienti da Palmira in procinto di “partire” per chissà quali destinazioni.
Ad Aleppo viene lanciato un allarme non da poco: 70 mila degli abitanti che ancora erano rimasti in città sembrano sul piede di partenza per sfuggire all’avanzata delle truppe leali al presidente Assad, sostenute dai raid russi.
E, guarda caso, la Nato comincia oggi delle vaste esercitazioni militari un po’ su tutto il Mediterraneo, storia di mostrare i muscoli al nemico Putin.
Mentre in Israele continua l’Intifada dei coltelli, con sbavature inevitabili, come l’uccisione di un rifugiato eritreo che nulla aveva a che vedere coi palestinesi, ma che è stato scambiato per uno di loro per via del colore della pelle. Kerry sta cercando di mettere assieme i cocci, ma nemmeno lui sembra credere all’impresa.
Infine, parrebbe che ieri (ma il condizionale è d’obbligo) non vi siano stati morti tra i clienti degli scafi che portano in Italia e Grecia i profughi del Sud, almeno una buona notizia. Ma gli scafisti hanno sempre nuovi modi per sfuggire alla cattura, come testimoniano alcune barchette che accompagnano i grandi scafi, pronte a raccoglierli e fuggire via.
Il filo sottile dell’odio non può essere spezzato che dalla via: della trattativa (prima), della riconciliazione (seconda) e del perdono (terza). Se non ci si mette l’incendio arriverà anche nella riva Nord del Mediterraneo per la via della frustrazione (prima), della collera (seconda) e della vendetta (terza).