Media: odi et amo
«I media fabbricano false notizie. Stanno diventando pazzi con le loro teorie cospirative e il loro odio cieco. Msnbc e Cnn sono inguardabili. Fox è grande». È uno degli ultimi tweet del presidente Trump, che si scaglia contro i media usando proprio un medium per denunciarli. Contraddizione in termini? Forse. In realtà si direbbe piuttosto che i media siano ormai necessari, anzi indispensabili, alla politica. Ma i media stessi senza la politica trasformata in teatrino diventerebbero poca cosa.
Nel 1967 Guy Debord, uno studioso francese un po’ lunatico e sballato, ma visionario e futurista, marxista e strutturalista, pubblicò un libro rimasto famoso tra gli studiosi di comunicazione: La société du spectacle, la società dello spettacolo. Sosteneva esattamente quel che poi è avvenuto: i media avrebbero trasformato il teatrino della politica in un gran circo per le folle.
Trump, dopo Berlusconi, Putin e Sarkozy, è il gran domatore del circo mediatico e politico insieme: minaccia, frusta, finge di aver dinanzi pericoli bestiali (il termine mi sembra giusto, in questo caso), ma sa benissimo che senza quelle azioni circensi che incantano gli spettatori non sarebbe nulla. Ha bisogno dei media che denigra. Usa i media mescolando vicende pubbliche e private per attirare l’attenzione su di sé, accusandoli però di imparzialità. Ma i media stessi hanno trovato in Trump la gallina dalle uova d’oro: rispetto alla “grigia” e compassata Hillary, Donald è una pacchia per chi vende notizie. Per chi vende spettacolo.