Media education
«Televisione e giornali periodicamente riportano casi eclatanti di ragazzi che per la possibilità offerta dalla videocamera del cellulare producono filmati e poi li mettono in rete attraverso siti Internet. Mi chiedo da insegnante che cosa può fare la scuola in proposito».
Anna – Modena
Diventano sempre più numerosi i casi di un uso distorto dei media, soprattutto da parte degli adolescenti. Con i videotelefonini da semplici spettatori di mass media – come la tv e, fino a un certo punto Internet – i ragazzi possono diventare anche autori di foto e video. E poi ci sono siti, come YouTube o Flickr, nati appositamente per ospitare i contenuti dei navigatori e condividerli nella rete: spesso sono video in cui sono ripresi episodi di bullismo o di violenza a sfondo sessuale (è di questi giorni la notizia che You Tube non accetterà più filmati di sesso esplicito o implicito).
L’elenco dei motivi di preoccupazione sarebbe lungo. Gli esperti di media education danno alcune indicazioni precise per individuare le modalità e gli strumenti per un approccio corretto a questi episodi che vedono i media coinvolti. È ciò che dovrebbe fare la scuola.
Innanzitutto parlarne coi ragazzi: non rimuovere il problema, non sperare che altri se ne occupino, parlarne ma senza ridurre tutto a una questione di controllo o di divieti.
Insegnare a riflettere: educare ai media significa far riflettere il ragazzo sui messaggi, la loro struttura, le ragioni che hanno guidato la loro costruzione.
Ed educare alla responsabilità: nel caso di Internet e del cellulare non è più sufficiente educare fruitori attenti e consapevoli, occorre formare autori responsabili. È un discorso che riguarda anche lo spazio del diritto perché la divulgazione di certi video può comportare reato, ma soprattutto quello dell’etica, cioè il senso e il valore che diamo alla vita e alle persone.
Senza dubbio la scuola può svolgere in questo ambito un ruolo importante. Da questo punto di vista, infatti, ribadiscono sempre gli esperti, non esistono insegnanti “patentati”, ma tutte le discipline e tutti i docenti possono e devono dare il loro contributo, non necessariamente curricolare, ma di sicuro educativo, consapevoli che i media, oggi, incidono profondamente sulla formazione dei ragazzi.
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