Media cattolici e salvaguardia del creato
«Abbiamo usato e abusato e la nostra 'signoria' sul Creato non è stata alta, non è stata previdente e amorevole, ma, piuttosto, è stata predatoria e direi accumulatoria, nel senso che l’insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi».
Con queste parole il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, è intervenuto durante la sessione inaugurale dell'XI Forum dell'Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato “Coltivare e custodire le risorse naturali per nutrire l'Umanità” svoltosi all'Aquila tra il 19 ed il 21 Giugno.
Un convegno di portata probabilmente storica, data la concomitante uscita dell’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco, dedicata proprio alla cura del creato quale “casa comune”, approfondita e discussa a poche ore dalla pubblicazione grazie ai contributi di numerosi esperti convenuti nel capoluogo abruzzese.
Dobbiamo essere “pronti a ostacolare i segni di distruzione e di morte che accompagnano il cammino dell'umanità” ha scritto proprio Papa Francesco nel telegramma inviato all'associazione cattolica di giornalismo ambientale, Greenaccord, organizzatrice dell'evento.
«Il Creato è un dono meraviglioso di Dio perché sia utilizzato a beneficio di tutti» e per questo «bisogna riflettere sulla comune responsabilità di custodi della creazione e del disegno di Dio iscritto nella natura» ha ricordato il Pontefice, in un messaggio incentrato, come del resto la stessa Enciclica, su una tutela della natura non può essere davvero efficace se non vede un’effettiva cura della giustizia sociale ed un impegno fattivo per il progresso morale della società, di cui spesso i problemi ambientali stessi sono diretta conseguenza per un approccio antropologico sbagliato.
«Siamo cresciuti pensando che eravamo proprietari e dominatori del creato e che quindi tutto era lecito – ha osservato Coccopalmerio, invitando ad essere – capaci di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare». In questo senso Coccopalmerio non ha mancato di correlare una grave denuncia della sordità dell'Occidente verso chi è costretto a fuggire dalla propria casa a causa dei cambiamenti climatici.
«È tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile».
Un appello diretto, in primo luogo, al mondo della politica che ha la responsabilità di «vagliare qualsiasi decisione sotto il profilo ambientale e della sostenibilità. Penso – ha affermato Coccopalmerio – all’utilizzo del suolo, ai piani regolatori, ai criteri di edificazione, alle aree verdi, alle scelte che riguardano la salute dei cittadini, la vivibilità delle città, la qualità dell’aria».
Citando i quattro temi cardine dello stesso apostolato di Francesco d’Assisi, Coccopalmerio ha menzionato quali temi cardine della stessa Enciclica la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno per la società e l’attenzione alla pace interiore.
L’appello conseguente, rispetto ai temi dell’Enciclica e alle sfide poste da tanti esperti attenti ai temi trattati, probabilmente ancora più strategico, arriva da Alfonso Cauteruccio, presidente dell'associazione Greenaccord, rispetto al ruolo dei media: «Nel nostro percorso ci siamo resi conto che spesso le analisi tecniche e le certezze degli scienziati non vengono adeguatamente 'coperte' dai media perché questi due mondi non hanno occasioni per confrontarsi e parlare. E questa lacuna si riverbera nell'opinione pubblica che non riceve informazioni cruciali per orientare le proprie scelte e i propri stili di vita in senso di una maggiore sobrietà, sostenibilità e lungimiranza. La considerazione vale ancor di più per il circuito dei media cattolici, per i quali le notizie di carattere ambientale si intrecciano con i temi di giustizia sociale, in linea con i coraggiosi principi contenuti nell'enciclica papale appena promulgata».
Dal convegno dell’Aquila si leva forte a questo punto, grazie ad un’Enciclica rivoluzionaria nei toni e nei contenuti, una particolare esortazione anche per il mondo dei media, chiamato a farsi portatore di conoscenza rispetto a modelli e pericoli non più ignorabili.