Medaglie spagnole, ben oltre lo scandalo calcistico
È triste, ma è anche una verità di fatto legata alla condizione sensoriale e sensibile degli esseri umani: l’albero che cade fa più rumore di un silenzioso bosco che cresce. Se a questo aggiungiamo la sapienza del proverbio: “Caduto l’albero, ognuno corre a far legna”, e vi aggiungiamo poi l’ingrediente mediatico, con l’enorme capacità di diffondere e martellare insistentemente sullo stesso chiodo, allora siamo fritti: di quell’albero caduto non resterà nemmeno una scheggia.
Il metaforico albero che ho in mente non è altro che il già presidente della Federcalcio spagnola. Tralascio il nome perché non voglio che i motori di ricerca di internet leghino questo articolo ai tanti altri che negli ultimi giorni hanno parlato di lui. La stampa internazionale, almeno quella sportiva, se n’è fatta abbondantemente eco. Martedì scorso è stato finalmente dimesso dalla sua carica (e dal suo stipendio, spero). I motivi sono ormai straconosciuti: quei comportamenti inadeguati e indecorosi durante la consegna della coppa alle vincitrici (la nazionale spagnola) del mondiale di calcio femminile in Australia-Nuova Zelanda. Atteggiamenti da adolescente immaturo sia nel momento della consegna che prima, durante lo svolgimento della partita. Sembrerebbe, però, che l’episodio accaduto il 20 agosto, alla fine di Spagna-Inghilterra, non fosse che la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma, come se non bastasse, sono passati più di quindici giorni e tuttora il caso fa notizia ogni giorno con una nuova sfumatura.
Il danno preoccupante che questa faccenda ha prodotto (tralasciando le implicazioni politiche) è soprattutto il discredito, nazionale e internazionale, che ha causato allo sport spagnolo, conseguenza appunto dell’enorme capacità diffusiva dei media. Ecco perché ho cercato di “consolarmi” seguendo i risultati sportivi degli atleti spagnoli durante quest’estate, periodo un cui si sono svolti una quindicina di eventi sportivi mondiali. E credo di esserci riuscito: 74 medaglie in due mesi non sono poche. E soprattutto sono un segno che lo sport spagnolo è vivo!
Nei mondiali di nuoto a Fukuoka, in Giappone (14-30 luglio), 9 medaglie (3 ori) sono venute dal nuoto artistico e dalla pallanuoto; nelle undici finali disputate, atleti spagnoli hanno gareggiato in dieci e sono saliti sul podio in sette. Mica male! Poi (20 luglio-30 agosto) il mondiale di calcio femminile, dove le “guerreras” hanno fatto storia imponendosi come vincitrici. Dal 31 luglio al 6 agosto, a Manchester (Regno Unito) si sono svolti i mondiali di nuoto paralimpico, dove i nuotatori spagnoli con disabilità hanno meritato 28 medaglie (6 ori). Sempre ad agosto, dal 3 al 13, a Glasgow (Scozia), ai mondiali di ciclismo e paraciclismo, gli sportivi spagnoli hanno conquistato 13 medaglie (3 ori) e raggiunto il sesto posto nel medagliere. Dal 10 al 20 agosto, al mondiale di vela, all’Aia (Paesi Bassi), un argento e un bronzo.
Fin qui 53 medaglie. Continuiamo. Dal 19 al 27 agosto, mondiale di atletica a Budapest (Ungheria): uno spettacolo mediatico, almeno quanto il calcio e il basket, dove gli atleti statunitensi salgono sempre al primo posto del medagliere; e così è accaduto di nuovo con 29 medaglie. Ma la somma di tutte le conquiste europee arriva a 35 medaglie, delle quali 5 sono spagnole (4 ori e 1 argento), posizionando la Spagna al terzo posto del medagliere, dietro a Stati Uniti e Canada. Storico anche questo. Da segnalare anche che quei 4 ori corrispondono a due soli atleti spettacolari: María Pérez e Álvaro Marín. Entrambi hanno vinto nella marcia sia la prova dei 20 km sia quella dei 35 km. Bravi! Mai prima d’ora la Spagna aveva conquistato quattro medaglie d’oro in un mondiale di atletica.
Il mondiale di ginnastica ritmica, dal 21 al 27 agosto a Valencia, consegna alla Spagna un argento e un bronzo; e nelle stese date al mondiale di badminton, a Copenaghen (Danimarca), Carolina Marín si mette al collo l’argento. Le 13 medaglie che mancano per raggiungere quota 74, arrivano a Duisburg (Germania) nel mondiale di canoa, con 3 ori, 5 argenti e 5 bronzi.
Se questa bella collezione di medaglie, anzi se lo sforzo di questi campioni non occupa più minuti e più pagine nei notiziari, è per mancanza sensibilità: siamo incapaci di cogliere chi cresce in silenzio. Ah, dimenticavo il tennista Carlos Alcaraz. Ha vinto Wimbledon a luglio ed è stato finalista a Cincinnati in agosto.