Mea culpa e insabbiamenti

A proposito dell’articolo “Preti pedofili. E ora?” di Aurelio Molè, apparso sul n. 8/2010.
Sacerdoti

Occultamento «Quanto scritto da Molè è stato un modo opportuno di affrontare lo spinoso problema. Sulla sistematica scelta di occultamento dei fatti perseguita da vari vertici gerarchici, ho trovato liberatorie e coraggiose le parole di mons. Ackerman, che ha parlato di “occultamento” e “insabbiamento”».

Silvano Magnelli

 

Sdrammatizziamo… «Non c’è stata una sola lettera pubblicata da Città Nuova che abbia fatto il mea culpa e basta. Si è solo ribadito che i fatti riguardano una piccola percentuale, che accadono anche in famiglia, ecc. Il clero ha scelto di vivere e seguire il Vangelo; se non ce la fa a superare certe tendenze, è meglio che lasci perdere».

Ezio Marcantonelli

 

Domande aperte «Non capisco perché per tanto tempo la Chiesa abbia nascosto il problema. La spiegazione dell’articolo, che una volta si riteneva questo un problema curabile, non spiega niente. Poi, sarà pure vero che negli Usa la denuncia per danni è un business, ma le accuse rivolte alla Chiesa sono proprio di avere nascosto dei crimini.

«Poi, il fatto che gli episodi riferiti siano dispersi in tanti Paesi e in un lasso di tempo così lungo rende più grave il problema: non si tratta di uno o due singoli vescovi inadeguati, l’intera struttura ecclesiastica aveva sottovalutato il problema.

«Infine, nessuno con un minimo di intelligenza pensa che un prete diventi pedofilo perché non può sposarsi. Il punto è un altro. Come osservava Hans Küng, il celibato forse tiene lontano dai seminari persone che problemi di pedofilia proprio non ne avrebbero. Per chiudere, mi piacerebbe che almeno Città Nuova facesse a meno di quei toni vittimisitici, tipo “è tutto un complotto”».

Graziano Lo Russo

 

Non abbiamo mai creduto alla teoria del complotto. Le ragioni degli occultamenti ci sembrano innanzitutto umane: paura dello scandalo per l’immagine della Chiesa o per la carriera, difficoltà di accertare la verità dei fatti. Ma anche spirituali: la scelta di Dio come ideale di vita a volte non viene prima del sacerdozio, e sono evidenti le difficoltà oggettive di un “mestiere” che logora senza la possibilità, spesso, di rigenerare le energie spirituali e affettive in una comunità viva.

Lo scandalo ha reso possibile un mea culpa da parte della Chiesa, ma ha anche imposto una riflessione più generale sulla pedofilia, frutto del consumismo e della notte culturale in cui viviamo.

Aurelio Molè

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons