Maturità, sotto esame gli studenti e la scuola italiana
Oggi 470 mila studenti circa rientrano fisicamente nelle loro scuole per affrontare il più strano e discusso esame di Stato dal secondo dopoguerra. Saranno valutati dalle rispettive sottocommissioni, composte dai docenti della loro classe (eccezion fatta per il presidente, che è un esterno).
Un appuntamento estremamente dibattuto e controverso, questo. Causa di divisioni e polemiche. Fra chi, per motivi di sicurezza, voleva che si effettuasse anch’esso da remoto – ed è stata la posizione di tante associazioni giovanili e di folti gruppi di docenti- e chi invece, ministra Azzolina in testa, voleva che l’esame venisse svolto in presenza. Vedendo probabilmente in esso anche un fatto simbolico: qualcosa come un potente e salvifico “evento rompighiaccio” verso le agognate regioni della normalità. Alla fine, presenza è stata, ma secondo protocolli ben precisi, concordati con i sindacati.
Ma che esame dovranno affrontare gli studenti del quinto anno della secondaria superiore? Sarà un esame diverso, ovviamente. Innanzitutto, ammissione per tutti, anche con insufficienze. Inoltre, sarà estremamente semplificato: gli studenti infatti sono stati impegnati nella costruzione (a casa) di un elaborato (inviato entro il 13 giugno) e lo saranno, oggi, nel colloquio orale in presenza.
Secondo l’ordinanza ministeriale n. 10 del 16 maggio 2020, l’argomento dell’elaborato è stato assegnato agli studenti in relazione alle discipline di indirizzo, dai relativi docenti. Tuttavia, per comprensibili motivi, in tante scuole si è lasciata agli studenti l’opportunità (ma anche la responsabilità) di proporre loro stessi argomenti e percorsi, disciplinari e interdisciplinari, concordati con i docenti.
Il colloquio
Il colloquio, che ha la finalità di accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale dello studente, avrà una durata indicativa di 60 minuti e sarà scalettato in fasi ben precise: 1) la presentazione e discussione dell’elaborato da parte dello studente; 2) l’analisi di un testo relativo al percorso svolto in lingua e letteratura italiana; 3) l’analisi dei materiali predisposti dalla sottocommissione (un testo, un progetto, un problema, un’esperienza, ecc.), vertenti sui nodi concettuali delle discipline di indirizzo, come spunti su cui impostare una discussione e riflessione interdisciplinare; 4) la presentazione, da parte del maturando, della propria riflessione sull’esperienza effettuata nelle attività di alternanza scuola-lavoro (oggi PCTO); 5) una discussione sui temi di Cittadinanza e Costituzione.
La ministra Azzolina ha peraltro espresso un proprio suggerimento: i docenti potrebbero utilizzare lo spazio del colloquio relativo a Cittadinanza e Costituzione per chiedere agli studenti come hanno vissuto l’esperienza del distanziamento forzato, un’esperienza certamente ricca di aspetti personali, ma anche di elementi attinenti alla sfera del diritto e del dovere civico. Un “maxi-orale”, come è stato definito, che intende riassumere ed integrare organicamente le classiche e distinte prove scritte ed orali dell’esame tradizionale.
A queste cinque fasi del colloquio è collegata una apposita griglia di valutazione predisposta dal Ministero. Anche la composizione del voto finale sarà diversa: solo il 40% (anziché, come normalmente, il 60%) sarà attribuito alla prova d’Esame, mentre il 60% dipenderà dal percorso dello studente e dai crediti scolastici che ha acquisito nell’ultimo triennio. 100 e 60 rimarranno i punteggi, rispettivamente, massimo (più eventuale lode) e minimo.
Protocolli e sicurezza
Secondo quanto stabilito dal documento per la sicurezza, predisposto dal Comitato Tecnico Scientifico (documento allegato alla O.M. 10/2020), andranno garantite alcune misure essenziali: autodichiarazione sul proprio stato di salute (di non avere sintomatologia respiratoria o febbre oltre i 37,5°, di non trovarsi in regime di quarantena, ecc.) per chiunque sarà coinvolto nella prova d’esame (studenti e loro accompagnatore, docenti, personale scolastico); mascherina obbligatoria per tutti (gli studenti la abbasseranno quando dovranno parlare); distanziamento fisico di almeno due metri fra i presenti; igienizzazione delle mani attraverso gel messo a disposizione dalla scuola; percorsi differenziati per ingresso e uscita; ricambio d’aria costante dei locali e pulizia approfondita dopo le varie sessioni d’esame; presentazione dei maturandi a scuola solo 15 minuti prima dell’orario previsto per il proprio esame ed uscita immediatamente dopo averlo svolto; solo 5 candidati per giorno.
Protocolli di sicurezza che hanno certo costi non indifferenti, da fronteggiare con i fondi messi a disposizione delle scuole dal “Decreto Rilancio” (40 milioni). Ci sono però due misure cautelari che avranno per gli studenti, prevedibilmente, “costi” di ben altro tipo (emotivo e relazionale): ci potrà essere un solo accompagnatore per maturando (difficile scelta: chi portare con sé?) e niente abbracci e festeggiamenti nel sospirato e liberatorio momento del fine esame.
Qualcosa di più di un… esame di Stato
Insomma, un esame di “maturità” per i ragazzi, certamente. Una esperienza unica per tutti, ma soprattutto per la – possiamo dirlo – ormai “storica” classe 2002. Ma anche un esame per il sistema scuola e per il sistema Italia nel suo complesso, nel suo confronto, sanitario ed organizzativo, ma non solo, con il Covid-19 e con la relativa sindrome. Questo esame rappresenta infatti il primo confronto della scuola italiana con il passaggio dal virtuale al reale; dalla ubriacatura di digitale alla normalità dei corpi che si riprendono i loro spazi. Un esame, dunque, che è anche una sorta di prova generale, con numeri più contenuti, in vista del rientro a scuola, a settembre, di circa 8 milioni di persone.
Esami di Stato, certo. Innanzitutto. Ma anche, per certi versi, prove tecniche di progressiva “normalità”.