Mattarella: “severi contro la corruzione”. E lancia una proposta per aiutare i poveri
Il contrasto alla corruzione, che minaccia i diritti e la libertà delle persone, deve essere severo. Lo afferma, per l'ennesima volta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ancora una volta, ne parla nell'ambito di un incontro sull'Expo, su cui tante inchieste si sono concentrate proprio nel tentativo di sventare, o di smantellare, le reti di malaffare che minacciano ogni grande opera venga realizzata in Italia.
Un'Expo che, ha affermato Mattarella, «è il risultato del lavoro di tutti, è una vetrina importante per l'intero Paese proprio perché è espressione del sistema Italia».
Tuttavia, è necessario «recuperare, pur nel confronto a volte acceso, il senso del bene comune. E dobbiamo sapere che esso si fonda sulla legalità, sulla trasparenza. Il contrasto alla corruzione deve essere severo, nel nome del diritto e della libertà che la corruzione sottrae a ciascuno di noi».
Il capo dello Stato è dunque tornato a parlare di corruzione all'indomani della seconda maxi retata condotta dagli investigatori nell'ambito dell'inchiesta soprannominata "Mafia Capitale", con un giro di affari sporchi milionario organizzato intorno alla gestione dei migranti giunti in Italia.
Intervenendo ieri a Milano per celebrare – negli spazi dell'Expo dedicati all'alimentazione – la giornata mondiale dell'ambiente, Mattarella ha anche spiegato che «la sostenibilità è condizione stessa della pace, non meno di quanto lo siano la giustizia, la cooperazione tra i popoli, il rispetto dei diritti fondamentali della persona».
«Non possiamo, non vogliamo arrenderci – ha sottolineato – all'inerzia di sovrastrutture impersonali che determinano uno sfruttamento delle risorse naturali superiore alla loro capacità di rigenerazione, che allargano gli squilibri e le disuguaglianze, che creano fratture nelle società, tra i territori, tra i popoli. Dobbiamo rispondere alla domanda se l'umanità sia ancora capace di essere artefice positiva del proprio destino. Perché a questo punto della storia dare cibo e acqua a tutti, e assicurare un futuro all'ambiente, non è più scontato».
Per riuscire a farlo, c'è bisogno di intelligenza, coesione sociale, impegno culturale, ma anche di idee innovative, tecnologie avanzate, del protagonismo dei giovani. E servono anche forti decisioni, anche perché, ha detto, i poteri regolatori spesso sovrastano gli stessi governi nazionali.
«L'Esposizione di Milano – ha continuano Mattarella – è un'opportunità; e una sfida per tutti. Anzitutto per il nostro Paese, che ha messo la propria ospitalità e la propria capacità organizzativa a servizio di un grande progetto. E noi contiamo che il dialogo produca un contagio positivo. L'universalità dei temi proposti dall'Expo sono ben sintetizzati nella Carta di Milano, la quale costituisce non soltanto una sintesi felice del confronto tra esperti, società civile e istituzioni, ma vuole essere anche un lascito concreto di questa manifestazione in vista dei prossimi importanti appuntamenti mondiali: la Conferenza di luglio ad Addis Abeba, sul finanziamento dello sviluppo, il vertice Onu di settembre, per definire la nuova Agenda mondiale dello sviluppo sostenibile, la Conferenza di dicembre a Parigi, sul clima. Con una efficace espressione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha definito il 2015 come "l'anno della semina". Siamo orgogliosi che la nostra Esposizione sia parte di questa semina. E vogliamo che produca frutti importanti, a beneficio di tutti. La Carta di Milano ha un grande valore etico e politico. Indica obiettivi cruciali, chiede cambiamenti forti, lancia proposte ai governi e agli organismi internazionali, delinea impegni per i cittadini».
La Carta di Milano dichiara, in modo solenne, il diritto al cibo e all'acqua come diritti fondamentali, come rivelatori di un più generale diritto alla vita. Il cibo è un grande patrimonio culturale. Il modo con cui coltiviamo la terra, ci procuriamo il cibo, lo distribuiamo, lo consumiamo definiscono le forme della nostra vita comune e disegnano persino il paesaggio. L'obiettivo di cancellare definitivamente la fame e la denutrizione dal mondo ci impone un salto nei rapporti politici, nell'organizzazione sociale, nella produzione industriale e agricola.
«La nostra ambizione – ha sottolineato Mattarella – è che l'Expo aiuti la rincorsa per questo salto. Noi vogliamo far crescere la generazione "Fame zero". E sappiamo che l'impegno educativo e culturale ha bisogno di grandi ideali. Senza una grande motivazione ideale, senza una condivisione, non riusciremo a contrastare la povertà, non porremo argini al cambiamento climatico, non rispetteremo le biodiversità che arricchiscono e immettono energie vitali nel pianeta. Il consumo responsabile e l'affermazione del diritto al cibo riguardano le politiche degli Stati, ma non solo queste. La sfida comincia da noi cittadini».
I cittadini hanno infatti la facoltà di scegliere, e dunque premiare, beni prodotti in maniera rispettosa dei diritti dei lavoratori e dell'ambiente. I consumatori possono quindi giocare un ruolo attivo, condizionando il mercato e non essendone soltanto condizionati. Così il patto di cittadinanza si arricchisce ulteriormente. Ma oltre ai diritti ci sono anche i doveri e quello principale è di ridurre gli sprechi.
«Non è tollerabile – ha denunciato il presidente – che ogni anno più di un miliardo di tonnellate di cibo si disperdano lungo la filiera alimentare. È possibile fare in modo che i prodotti invenduti, in prossimità della scadenza, vengano distribuiti tra chi ha bisogno e non ha reddito sufficiente. Lo spreco è un insulto alla società, al bene comune, all'economia del nostro come di ogni Paese. Alcuni progetti di solidarietà stanno dando risultati positivi. Occorre estenderli, valutando come intervenire con strumenti legislativi di sostegno. Ridurre gli sprechi è un grande impegno pubblico, a cui possono partecipare da protagonisti la società civile organizzata, il volontariato, il no-profit, la cooperazione, l'impresa privata. La cultura dello scarto e del consumo illimitato non si concilia più con il futuro possibile, né con lo sviluppo economico. E' questa la novità del nostro tempo. Uscire dalla crisi di questi anni vuol dire saper innovare e cambiare rotta».
La lotta alla povertà, ha aggiunto Mattarella, «è oggi, ancor più che nel passato, condizione di sicurezza del genere umano e della Terra. È il nome nuovo della pace. La povertà genera carestie. Che alimentano gli odi e le guerre. Che desertificano le società e i territori. La pace è possibile. È nelle nostre mani. Ciò che non possiamo pensare è che la pace si imponga con le armi, nella sopraffazione, nell'esclusione, nello scarto. Ne abbiamo avuto prove storiche e ne abbiamo, oggi, prove quotidiane.
Le guerre, il terrore, l'estremismo ideologico e religioso, le carestie e i disastri naturali spingono centinaia di migliaia di uomini a migrazioni di inedite dimensioni. Dobbiamo affrontarle con saggezza e umanità. Accogliendo chi ne fugge. Salvando chi grida aiuto. Combattendo chi lucra sulla disperazione. Stroncando i traffici indegni. Ma soprattutto puntando sulla cooperazione, sullo sviluppo equilibrato degli altri Paesi, sulla riduzione delle diseguaglianze stridenti che oggi rendono instabile il mondo. Il cibo e l'acqua per tutti, lo sviluppo sostenibile, la biodiversità, il superamento dell'economia dello spreco sono più di un dovere morale. Sono una prova di intelligenza. Se non saremo capaci di guardare oltre il breve periodo, ruberemo il futuro ai nostri figli.