Mattarella e il sangue innocente delle foibe

Il presidente della Repubblica ricorda l’orrore, la persecuzione e le violenze di cui furono vittime, subito dopo la Seconda guerra mondiale, migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell’Istria, di Fiume, delle coste dalmate. Il valore simbolico di Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, “capitale della cultura europea 2025”.
Esule con tricolore - Esodo giuliano dalmata

Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo, ha rilasciato una dichiarazione di grande valore: alla forte stigmatizzazione degli orrori vissuti dalle popolazioni e al ricordo del sangue versato, si associa la forte affermazione che solo dalla memoria e dal riconoscimento reciproco possono ripartire il dialogo e l’amicizia.

In questo senso, Mattarella ha ricordato l’incontro del luglio scorso con il Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, in occasione della firma del protocollo d’intesa per la restituzione del Narodni Dom alla minoranza linguistica slovena in Italia.

L’integrazione di italiani, sloveni e croati nell’Unione Europea apre un’orizzonte futuro di pace e collaborazione, simboleggiato dalla recente decisione di nominare Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, “capitale della cultura europea 2025”.

Riportiamo integralmente il discorso di Sergio Mattarella.

«Le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l’esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell’Istria, di Fiume, delle coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze.

Nel Giorno del Ricordo, che la Repubblica ha voluto istituire, desidero anzitutto rinnovare ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti, agli esuli e ai loro discendenti il senso forte della solidarietà e della fraternità di tutti gli italiani. I crimini contro l’umanità scatenati in quel conflitto non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze, perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista.

Foiba di Vines – recupero cadaveri

Tanto sangue innocente bagnò quelle terre. L’orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze. Il dolore, che provocò e accompagnò l’esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, tardò ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica. Prezioso è stato il contributo delle associazioni degli esuli per riportare alla luce vicende storiche oscurate o dimenticate, e contribuire così a quella ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace.

Le sofferenze patite non possono essere negate. Il futuro è affidato alla capacità di evitare che il dolore si trasformi in risentimento e questo in odio, tale da impedire alle nuove generazioni di ricostruire una convivenza fatta di rispetto reciproco e di collaborazione.

Ogni comunità custodisce la memoria delle proprie esperienze più strazianti e le proprie ragioni storiche. È dal riconoscimento reciproco che riparte il dialogo e l’amicizia, tra le persone e le culture.

Si tratta di valori che abbiamo voluto riaffermare con il Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, che ringrazio ancora per l’incontro e le iniziative del luglio scorso, in occasione della firma del protocollo d’intesa per la restituzione del Narodni Dom alla minoranza linguistica slovena in Italia.

Da questi valori discendono progetti altamente apprezzabili come la scelta di fare di Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, capitale della cultura europea 2025. Atti di alto significato simbolico che dimostrano una volta di più come la integrazione di italiani, sloveni e croati nell’Unione Europea abbia aperto alle nostre nazioni orizzonti di solidarietà, amicizia, collaborazione e sviluppo. Il passato non si cancella. Ma è doveroso assicurare ai giovani di queste terre il diritto a un avvenire comune di pace e di prosperità.

La ferma determinazione di Slovenia, Croazia e Italia di realizzare una collaborazione sempre più intensa nelle zone di confine costituisce un esempio di come la consapevolezza della ricchezza della diversità delle nostre culture e identità sia determinante per superare per sempre le pagine più tragiche del passato e aprire la strada a un futuro condiviso».

Roma, 10/02/2021

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