Mattarella: No al vassallaggio dell’Europa

A 10 anni dalla sua elezione, intervento di notevole importanza del presidente della Repubblica Mattarella in Francia, per ribadire il ruolo centrale dell’Europa unita contro ogni oligarchia e dissolvimento della cooperazione internazionale. L’esempio di Aldo Moro nel promuovere gli accordi di Helsinki del 1975
Sergio Mattarella Dottore Honoris Causa dall’Università di Aix-Marseille (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

La vera autorevolezza non ha bisogno di esibire pose feroci che sconfinano nel tragicomico. Lo dimostra da 10 anni la mite e saggia presenza di Sergio Mattarella al Quirinale come garanzia di ragionevolezza in uno scenario mondale sempre più caotico e indecifrabile.

Come ci ha dimostrato con la visita alle Fosse ardeatine, atto pubblico compiuto immediatamente dopo la prima elezione alla presidenza della Repubblica, per agire politicamente occorre avere salde radici storiche.

Per questo motivo occorre saper ascoltare e dare rilievo alla lectio magistralis tenuta da Mattarella il 5 febbraio 2025 in Francia dopo aver ricevuto la laurea honoris causa  dall’Università di Aix-Marseille. Un giorno segnato nel panorama internazionale dalle destabilizzanti dichiarazioni di Trump sulle future sorti immobiliari della Striscia di Gaza, che ignorano i diritti della popolazione palestinese martoriata dalla guerra.

Deve arrivare proprio dal colle più alto di Roma, evocata impropriamente nel neo immaginario imperialistico, una riflessione sul senso della storia dell’umanità e il ruolo centrale che è richiesto all’Europa oggi.

Rivolgendosi ai giovani studenti, Mattarella pone delle domande che non accettano mezze misure o risposte evasive: «L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà? Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie? Con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”. Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”?».

È emblematica in tal senso l’esplicita e reiterata presa di posizione del presidente della Repubblica contro le affermazioni irresponsabili di Elon Musk verso il nostro Paese, mentre da altre sedi si sottolinea la vicinanza cordiale con il magnate di origini sudafricane assunto al ruolo di consigliere più fidato del presidente americano Trump.

Da sottolineare, perciò, gli espliciti riferimenti compiuti da Mattarella nella sua lectio magistralis a quelle «figure di neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche».

Di rilievo la citazione, da esperto giurista, sul diritto allo spazio che non può essere di proprietà privata, come afferma il trattato sullo spazio extra-atmosferico (Outer Space Treaty): «Lo spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, non è soggetto ad appropriazione da parte degli Stati, né sotto pretesa di sovranità, né per utilizzazione od occupazione, né per qualsiasi altro mezzo possibile».

La destinazione universale dei beni non sembra nemmeno concepibile da chi ha come misura solo l’interesse privato e quello dei singoli Stati, in una deriva sovranista che porta direttamente al conflitto e alla guerra aperta.

Mattarella, nella sua lezione in Francia, invita a cogliere l’estrema pericolosità della tendenza sempre più esplicita da diversi fronti di far fallire definitivamente ogni accordo internazionale e la stessa Organizzazione delle Nazioni unite. Ricorda che lo sfaldamento della Società delle nazioni spalancò la strada al secondo conflitto mondiale.

Il presidente della Repubblica italiana sottolinea che lo statuto delle Nazioni Unite, la Carta di San Francisco del 1945, «non dice “noi Stati”, “noi nazioni”. Proclama: “noi popoli”».

Nel suo intervento Mattarella ha ripetuto la sua convinzione a proposito dell’aggressione russa dell’Ucraina da assimilare a quella del nazismo in Europa, criticando «l’Accordo di Monaco del 1938, che concesse alla Germania nazista l’annessione dei Sudeti, territorio della Cecoslovacchia», sacrificando «i principi di giustizia e legittimità, nel proposito di evitare il conflitto» mentre «la fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra».

Proprio evocando il sacrificio delle «centinaia di migliaia di giovani che la Seconda Guerra Mondiale strappò alle aule universitarie, alle loro famiglie» con il «rifiuto di cedere alla violenza della prepotenza», è stato possibile costruire «il più lungo periodo di pace di cui l’Europa abbia goduto», ma che ora è in forte pericolo. «La storia non è destinata a ripetersi pedissequamente, ma – osserva Mattarella – dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere».

È centrale perciò oggi, in cui si alzano barriere commerciali e cresce l’attrazione verso modelli dispotici, che «gli interlocutori internazionali sappiano di avere nell’Europa un saldo riferimento per politiche di pace e crescita comune. Una custode e una patrocinatrice dei diritti della persona, della democrazia, dello Stato di diritto». Per questi motivi occorre definire «una politica estera e di difesa comune più incisiva, capace di trasmettere fiducia nei confronti del ruolo europeo nella risposta alle sfide globali».

Il modello resta quello già sperimento nel 1975 con l’accordo di Helsinki siglato proprio nel periodo dei blocchi contrapposti della Guerra fredda.  Mattarella ha ricordato in tal senso il ruolo importante di Aldo Moro, in qualità di «presidente di turno dell’allora Comunità Europea» (raccoglieva 9 Paesi), citandone il discorso conclusivo di quella conferenza improntata sulla ricerca di distensione internazionale basata sulla «esaltazione degli ideali di libertà e giustizia, una sempre più efficace tutela dei diritti umani, un arricchimento dei popoli in forza di una migliore conoscenza reciproca, di più liberi contatti, di una sempre più vasta circolazione delle idee e delle informazioni».

Parole che sembrano venire da un altro mondo. Da una cultura politica che accomunava lo statista democristiano ucciso dalla Brigate rosse nel 1978 con il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, fratello di Sergio, colpito a morte nel 1980 da trame mafiose. Due vite interrotte in vicende che restano ancora da accertare e che rendono urgente l’impegno di ciascuno perché, come ha detto con intensità il presidente della Repubblica, «la pace non è un dono gratuito della storia» ma «occorre volerla, costruirla, custodirla».

Qui il link al testo integrale del discorso.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons