Mattarella: i magistrati rispondono solo alla legge

Intervenendo alla cerimonia di insediamento del nuovo Consiglio superiore della magistratura, il presidente ha sottolineato che, nell'operato dei giudici, non può esserci «la contaminazione di una ragione politica». David Ermini è stato eletto vicepresidente tra le polemiche della maggioranza.

«La magistratura non deve rispondere alle opinioni correnti, è soggetta solo alle leggi». Una frase semplice, che potrebbe sembrare persino banalmente ovvia. Una frase pesante, se pronunciata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un momento cruciale per la vita del paese.

È il giorno dell’insediamento del nuovo Consiglio superiore della magistratura. La Costituzione assegna al Capo dello Stato il ruolo di presidente del massimo organo di governo della magistratura.

Nel luglio scorso erano stati eletti i sedici membri togati designati dai magistrati, successivamente il Parlamento, in seduta comune, aveva designato gli otto membri cosiddetti “laici”, proprio perché designati non dall’interno della magistratura, ma dalle forze politiche. Il nuovo Csm, dopo l’insediamento, ha eletto – tra le polemiche – il nuovo vicepresidente (ruolo operativo di particolare importanza considerato che il presidente è Mattarella): David Ermini, che ha chiesto la sospensione dal Pd, di cui fa parte. Le designazioni dei membri laici hanno obbedito, come sempre, alla logica dello spoil system e rispecchiano i partiti rappresentati in Parlamento.

Ma nel giorno dell’insediamento del nuovo Consiglio superiore della magistratura, Mattarella parla a gran voce e sottolinea un dato fondamentale: «Il Csm è lo strumento, previsto dal Costituente, per dare concretezza al principio di indipendenza della giurisdizione, principio che costituisce un cardine della nostra democrazia». L’attenzione e la sensibilità agli effetti della comunicazione non significa, aggiunge il presidente, – come tante volte è stato ricordato in tante sedi – «orientare le decisioni giudiziarie secondo le pressioni mediatiche né, tanto meno, pensare di dover difendere pubblicamente le decisioni assunte (qui il discorso completo). Inoltre, chiarisce Mattarella, i membri “laici” sono eletti «per competenze» e non «perché rappresentanti di singoli gruppi politici». Nel loro operato non può esserci «la contaminazione di una ragione politica».

unimmagine-postata-dal-deputato-di-piu-europa-riccardo-magi-sulla-sua-pagina-facebook-al-termine-della-sua-visita-a-bordo-della-nave-diciotti-foto-ansaParole chiare, pesanti come un macigno, che scendono nel particolare momento storico che ha visto, anche nell’estate scorsa, decisioni controverse da parte del governo e azioni di singoli ministri, contro i quali sono stati avviati dei procedimenti giudiziari, in quanto non legittime perché non rispondevano alla legge. Il riferimento, pur se mai esplicito nelle parole del Capo dello Stato, è alle recenti vicende della nave Diciotti che, nel corso dell’estate, ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica.

Qualche giorno prima, il 12 settembre, ricordando il centenario della nascita del presidente Oscar Luigi Scalfaro, Mattarella aveva detto:«Non potrà mai esserci giustizia di centro, destra o sinistra». Ed aveva ricordato come per Scalfaro la Costituzione fosse la “linea guida”, il rispetto di essa la strada maestra, pur senza escludere la possibilità di riformarla. E aveva ricordato che le leggi «valgono per tutti, senza aree di privilegio per nessuno, neppure se investito di pubbliche funzioni, neppure per gli esponenti politici».

Forte il richiamo alla politica, ma anche alla magistratura, quando aveva ricordato – nella stessa occasione – che essa «non può e non deve fermarsi mai nella sua opera di giustizia nei confronti di chicchessia. Ma non si deve neppure dare l’impressione che in questa opera vi possa essere la contaminazione di una ragione politica». Nell’Italia del XXI secolo, in cui la crisi ha accentuato le posizioni qualunquiste, in cui i partiti tradizionali hanno perso il controllo del Paese e i nuovi devono dimostrare di poterlo assumere, il richiamo alle leggi, ai ruoli, ai doveri, è fondamentale.

Nessuno è al di sopra della legge. Nemmeno i ministri. Nemmeno i magistrati. Nemmeno il Capo dello Stato.

 

 

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