Mattarella: la fraternità non è un’illusione. Non bisogna temere di viverla
«Pronunciamo di rado questa parola: fraternità. Da parte di tanti viene ritenuta di significato esclusivamente religioso, quando non, da qualcuno, come un’ingenua illusione di anime sognanti. Ma non è così. Non bisogna avere complessi o ritegno nel pronunciare questa parola. E nel viverla. La pace – cui tutti diciamo di aspirare – si costruisce anzitutto a partire dalla vita di ogni giorno, dall’incontro con chi ci è vicino, anche se chi ci è vicino in quel momento è uno sconosciuto, che incontra per caso la nostra strada» (dal discorso agli Alfieri della Repubblica del 13 maggio 2024). Per il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, «la libertà, la pace e i diritti umani passano attraverso il dialogo, attraverso il confronto, attraverso la loro libera circolazione, contro la violenza e contro l’odio che, diffondendosi, conducono a esiti raccapriccianti».
Possiamo partire da queste dichiarazioni del capo dello Stato per inquadrare meglio le parole pronunciate giovedì 16 maggio alla Sapienza di Roma, in occasione dell’XI edizione della Giornata del laureato. A lui si erano appellati gli studenti del presidio fisso delle “Tende contro il genocidio a Gaza” allestito davanti all’Università, chiedendogli un confronto. Sono settimane, del resto, che in molti Paesi del mondo, dagli Usa alla Francia, dalla Spagna al Regno Unito, gli studenti manifestano a favore della Palestina e, in particolare, di Gaza, dove continuano i bombardamenti da parte di Israele.
Mattarella, nel corso del suo intervento, si è rivolto proprio agli studenti, che con dei cartelli, all’esterno dell’ateneo, gli chiedevano cosa pensa di quanto sta avvenendo in Terra Santa. «Quel che penso su quanto avviene a Gaza l’ho detto pubblicamente, e non in circostanze fortuite o informali, ma in occasioni pienamente significative, come nell’intervento che ho fatto all’Assemblea generale delle Nazioni unite a New York. O con la lettera che ho inviato al Presidente di Israele, reiterando la richiesta di un immediato cessate il fuoco. Tutto quel che riguarda la dignità delle persone, di ogni persona, la loro libertà, l’esigenza di rispettare il diritto umanitario – ha sottolineato Mattarella – è indicato nella nostra Costituzione ed è quindi doveroso per la Repubblica italiana».
Questo, ha spiegato, vale per tutti: per le popolazioni civili, tra cui i bambini, anziani. Come per Gaza, come per il popolo palestinese, con migliaia di vittime, con molti orfani, con un gran numero di persone senza casa. Ma vale anche «per i ragazzi e le ragazze uccise e stuprate mentre ascoltavano musica in un rave, il 7 ottobre dell’anno passato in Israele. Vale pensando ai bambini sgozzati quel giorno. Vale per il rapper condannato all’impiccagione perché ha diffuso una canzone sgradita al regime del suo Paese, l’Iran. Vale per Mahsa Amini e per le tante ragazze iraniane che, come lei e dopo di lei, sono state incarcerate, torturate, sovente uccise, per il rifiuto di indossare il velo, o perché non lo indossavano bene. Vale per le ragazze cui è proibito frequentare l’università e addirittura la scuola come avviene in Afghanistan».
Nello specifico della protesta studentesca, il nodo del problema, ha detto il presidente, «è la questione della pace in Medio Oriente, del diritto all’esistenza in sicurezza di Israele, dei diritti del popolo palestinese e, tra questi diritti, quello di avere uno Stato in cui riconoscersi».
«Per la nostra Repubblica – ha aggiunto Mattarella – tutte le violazioni dei diritti umani vanno denunciate e contrastate. Tutte, ovunque, sempre, perché la dignità umana, la rivendicazione della libertà, la condanna della sopraffazione, il rifiuto della brutale violenza non cambiano valore a seconda dei territori, dei confini tra gli Stati, delle relazioni internazionali tra parti politiche o movimenti». Per il presidente, questa consapevolezza viene avvertita fortemente nelle università e in chi le frequenta, perché ne costituisce il patrimonio, perché gli atenei sono la sede del libero dibattito, della libertà di critica, anche del dissenso dal potere. Al di sopra dei confini degli Stati, sempre in collegamento università di ogni parte del mondo.
«Il potere, quello peggiore – ha detto Mattarella – desidera che le università del proprio Paese siano isolate, senza rapporti né collaborazioni con gli Atenei di altri Paesi, perché questa condizione consente al peggiore dei poteri di controllare le università, di comprimerne il livello culturale, di comprimere la cultura e di impedirne il grido e la spinta di libertà. Ribadisco l’auspicio del dialogo in ogni ambito nel nostro Paese, tra le diverse componenti sociali e le Istituzioni e nell’ambito accademico, tra le varie componenti dell’università, nel reciproco rispetto con attenzione particolare a tutto ciò che attiene all’effettività del diritto allo studio. Senza che alcuno ritenga di poter esigere di imporre valutazioni o decisioni, ma nel rispetto delle altrui opinioni, perché in questo rispetto risiede la libertà».
Lo scorso 14 maggio, Mattarella aveva scritto al presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, in occasione dello Yom Haatzmaut, il Giorno dell’indipendenza: «Assistiamo con grandissima preoccupazione ai drammatici sviluppi nella regione, sempre più segnata da violenza e tensioni». Il presidente aveva ribadito «l’impegno dell’Italia affinché Israele possa esercitare in pace e sicurezza il proprio diritto inalienabile a esistere», e aveva rinnovato la condanna per «l’atroce attacco terroristico del 7 ottobre 2023», con la speranza che gli ostaggi vengano rilasciati.
Il capo dello Stato aveva tuttavia anche sottolineato che «è altresì indispensabile giungere a un’immediata cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza, anche per consentire il pieno accesso umanitario alla popolazione civile, da mesi stremata e bisognosa del sostegno della Comunità internazionale. Auspichiamo che quanto prima il ciclo della violenza possa essere interrotto, che si riducano le tensioni e che si apra la strada ad un dialogo che porti ad una soluzione a due Stati, giusta, necessaria, sostenibile, in linea con il diritto internazionale. Una soluzione che è nell’interesse di tutti e per la quale tutti dobbiamo impegnarci».
La posizione di Mattarella, dunque resta chiara, come anche l’appello a non spezzare il dialogo tra le università, luogo di confronto, scambio, conoscenza e crescita culturale. Resta anche l’impegno di migliaia di studenti per la pace e a favore della popolazione palestinese, che continua a contare morti, feriti e sfollati, soprattutto tra donne e bambini. E resta la richiesta dei giovani di essere ascoltati, di potersi confrontare con docenti, rettori e istituzioni. Ma il dialogo, come ha sottolineato Mattarella, resta la strada migliore, per tutti, per arrivare alla pace.
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