Materiale radioattivo nel poligono di tiro
In Sardegna di indaga sulle cause della “Sindrome di Quirra”, che sta provocando un incremento di malformazioni e patologie tumorali
Non si ferma il lavoro del Procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, per accertare fatti e vicende legate alla cosiddetta “Sindrome di Quirra”, l’incremento di malformazioni negli animali da pascolo e di patologie tumorali nella popolazione residente intorno al poligono di Perdasdefogu, in Ogliastra.
È dei giorni scorsi il ritrovamento di alcune casse contenete materiale radioattivo, ora conservato in un bunker dell’Istituto di Fisica dell’ateneo cagliaritano per i necessari controlli, mentre agenti della mobile di Nuoro hanno sequestrato a Pisa tutti i documenti relativi alle attività del poligono, conservati negli archivi del Cisam, l’ente che si occupa di ricerca e di supporto logistico del ministero della Difesa, che ha tra gli altri compiti quello di monitorare i materiali radioattivi contenuti nelle basi militari e nei poligoni italiani.
Gli investigatori sardi hanno acquisito gli studi ambientali eseguiti sul poligono, le schede dei materiali radioattivi trattati dall’ente nel corso degli anni. Il Cisam ha anche il compito di controllare lo stato di salute dei militari, in relazione alla presenza o meno di radioattività. Periodicamente riceve dai militari i “dosimetri”, carte che assorbono le radiazioni, dalle cui analisi si può comprendere se il loro possessore abbia assorbito una percentuale allarmante di radiazioni.
Tuttavia, nel poligono di Perdasdefogu, almeno finora non sarebbero state registrate anomalie. Dai controlli è emerso però che le cinque casse, con i pezzi di valvole e radar sequestrati in un magazzino del poligono, dovevano essere smaltiti oltre 10 anni fa, nel 2000.
I militari dal canto loro hanno finalmente parlato. «Il materiale rinvenuto è costituito da componenti elettronici – ha spiegato in una nota il colonnello Achille Cazzaniga, dell’ufficio pubblica informazione – per lo più valvole di tipo commerciale, che equipaggiano i radar in servizio, del tutto simili a quelli disponibili sul mercato e in uso anche sui radar civili. Le valvole possono contenere parti di trizio e torio in piccolissime quantità, e si esclude la presenza di uranio impoverito». Insomma nulla di che preoccuparsi.
Per le persone che vivono tra l’Ogliastra ed il Sarrabus, costa orientale della Sardegna, non sono tempi facili. Gli operatori turistici si dicono preoccupati per le disdette e le mancate prenotazioni in case ed alberghi per l’imminente stagione turistica, parlano di un eccessivo allarmismo, del tutto ingiustificato, perché non ci sarebbero, a detta loro, dati che confermino l’inquinamento da metalli pesanti nelle zone attorno alla base.
Eppure diversi testimoni sentiti in forma anonima dagli inquirenti hanno parlato di inspiegabili patologie, come caduta improvvisa di denti e strane colorazioni della lingua, dopo essersi immersi nelle acque vicino al poligono di tiro.
Lunedì 28 febbraio c’è stata la visita nel poligono di alcuni parlamentari del Pd che insieme a Legambiente hanno chiesto di entrare nel poligono. Il presidente regionale Vincenzo Tiana, racconta: «Siamo stati ricevuti con cortesia dal comandante ed è stato lui a farci sapere che da quando è intervenuta la magistratura, nel poligono tutte le attività sono congelate. Sempre dal comandante abbiamo saputo che ha rinviato a data da destinarsi una prossima esercitazione programmata dell’aeronautica dell’Esercito».
Dal canto loro i parlamentari Francesco Ferrante, senatore e componente della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, e Amalia Schirru, deputata sarda, hanno annunciato una prossima visita della Commissione nel poligono.
L’Anavafaf, l’associazione assistenza vittime arruolate nelle forze armate e famiglie dei caduti, ha chiesto al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, di visitare il poligono del Salto di Quirra. «Se veramente c’è materiale radiante a Salto di Quirra, come sembra emerso da un’ispezione ordinata dal procuratore di Lanusei, c’è da chiedersi come questa situazione sia stata possibile nonostante i controlli sanitari previsti dalla legge 230/1995 sulle radiazioni e si sia protratta per anni», ha affermato il presidente dell’associazione, Falco Accame, ricordando che ad oltre un centinaio «di possibili contaminati sono stati negati i risarcimenti sulla base dell’inesistenza di materiali radianti nei poligoni. Su una questione di tanta rilevanza, sarebbe opportuno che intervenisse direttamente il ministro della Difesa, recandosi sul posto per accertarsi di persona della situazione».
Il complesso lavoro della Procura ogliastrina va avanti mentre dalla Francia è giunta nell’Isola la notizia del cosiddetto “caso Acariès”, il giovane soldato francese inviato nel 1993 nei Balcani con i caschi blu dell’Onu, morto nel 1997, a soli 27 anni, per un linfoma non Hodgkin, dopo due trapianti di midollo osseo falliti. Il padre del soldato fece una domanda di pensione per aiutare la vedova del figlio, la risposta fu negativa e quindi fece ricorso al tribunale. Dopo una serie di incomprensibili resistenze e intoppi burocratici, i resti del povero Ludovic Acariès vennero riesumati. Qualcuno aveva però aperto la tomba e sottoposto a un’autopsia clandestina il corpo del soldato. Dalle ultime analisi sul corpo è emerso che nei tessuti di Ludovic Acariès sono state trovate tracce evidenti di uranio impoverito. La Francia si interroga su questa triste vicenda.