Matera, l’addio a Nicola e Giuseppe i due Vigili del Fuoco morti da eroi
Erano prontamente intervenuti insieme ai loro colleghi per domare le fiamme di un feroce incendio divampato, nel pomeriggio del 17 luglio, a Nova Siri in Basilicata.
Ore prima, come tante altre volte, Nicola Lasalata di 44 anni e Giuseppe Martino di 45, da provetti vigili del fuoco, erano usciti di casa salutando e rassicurando i loro cari, pur essendo sempre consapevoli, soprattutto con i feroci caldi di questa estate, che le loro missioni comportavano un livello di pericolo e rischio ancora più elevato del normale.
Questa volta, però, seppur il terribile incendio sia stato domato, i due coraggiosi vigili del fuoco di Matera, non sono più ritornati a casa. Le loro giovani vite, infatti, hanno incontrato la morte, proprio mentre Nicola che aveva il ruolo di “Coordinatore” e Giuseppe quello di “Esperto”, si sono lanciati senza esitare in un’azione eroica che li ha visti impegnati, come evidenziato dal Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco «nello spegnimento di un rogo che aveva interessato una vasta zona di macchia mediterranea e nel tentativo di salvare una famiglia la cui abitazione era minacciata dalle fiamme».
L’intervento e il sacrificio estremo di Nicola e Giuseppe, sono stati fondamentali e per l’appunto eroici, perché hanno consentito all’altra squadra di Vigili del Fuoco di raggiungere il casolare circondato dalle fiamme e mettere in salvo tutti gli abitanti.
L’estremo saluto
Il Palazzetto dello Sport di Matera, dove tante volte ci sono stati momenti di esultanza, è listato a lutto, immerso nel dolore e abbracciato da un cordone di Vigili del Fuoco provenienti da ogni dove.
I due feretri di Giuseppe e Nicola, avvolti nel tricolore, a bordo della tipica autoscala dei Vigili del Fuoco, scortati dalle loro famiglie e dai colleghi in uniforme, raggiungono il Palasassi, dove si svolgono i funerali.
« Stiamo vivendo ore difficili, tristi – dice nell’omelia l’arcivescovo monsignor Pino Caiazzo – durante le quali ognuno avverte il bisogno di silenzio più che di parole, tanto meno quelle di circostanza».
Il dolore che opprime i presenti è un macigno, eppure, «ognuno di noi – prosegue mons. Caiazzo – rincorre la speranza. Quella stessa speranza che ha spinto i nostri giovani papà ad attivarsi prontamente, con indomito coraggio e determinazione, per salvare altre vite»
Mi sovviene un ricordo personale: durante le esplorazioni archeologiche sulle Murge di Matera, capitava di avvistare principi di incendi o fumo in lontananza e allora la chiamata al 115 ed eccoli arrivare i Vigili del Fuoco e poi, domate le fiamme, non mancavano mai le amichevoli parole con cui sempre Giuseppe o Nicola ci rassicuravano e spiegavano di cosa si era trattato.
Adesso occorre fare in modo che le morti di Nicola e Giuseppe non siano state vane: « A noi tutti – è il monito di mons. Caiazzo – autorità religiose, civili, militari, fedeli tutti, credenti e non, dico che non è più il tempo della pacca sulle spalle. Urgono scelte coraggiose per il bene di questa nostra amata terra, dell’umanità intera; urge, davanti la tragica fine dei nostri fratelli, una nuova parresia che ci liberi da tante false certezze». È solo così che si alimenta «la cultura che chiama la vita e la promuove nella salvaguardia del creato».
Nel frattempo una pioggia fortissima cade scrosciante sulla città. Un segno che arriva dall’alto proprio mentre le anime di Nicola e Giuseppe ascendono alla Madonna della Bruna, alla quale essi sono particolarmente devoti, e a santa Barbara protettrice dei Vigili del Fuoco.
Il giorno dopo
È mattina presto e già sento i Vigili del Fuoco di Matera entrare in azione, sfrecciare per domare le fiamme ovunque esse siano.
Sempre in queste ore le dinamiche delle circostanze che hanno comportato la morte di Nicola e Giuseppe, sono al vaglio della magistratura che, nella persona del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Annfranca Ventricelli riceverà entro questa settimana gli esisti dell’autopsia effettuata nei giorni scorsi, dagli esperti di medicina legale di Bari, sui dei due eroici vigili del fuoco.
Nel frattempo i Carabinieri della Compagnia del Nucleo operativo di Policoro proseguono le indagini, acquisiscono i video dell’incendio, verbalizzano le testimonianze oculari di coloro che si trovavano in loco sia durante l’incendio che eventualmente prima che scoppiasse il rogo.
Su un altro fronte, ugualmente importante vanno avanti le indagini del Nia, il Nucleo Investigativo Antincendio dei Vigili del Fuoco che ha il compito di stabilire la natura dolosa o colposa dell’incendio e, ricostruita la dinamica e il presunto punto in cui si sono originate o in cui sono state appiccate le fiamme, forniranno utili elementi agli inquirenti.
Sono dunque ancora molte le domande che attendono una risposta e le circostanze che con il tempo dovranno essere spiegate, ma la cosa più ardua di tutte sarà spiegare ai figli appena adolescenti di Giuseppe e Nicola perché i loro papà non torneranno mai più a casa.
Una risposta che nemmeno gli adulti sono in grado di dare, nemmeno a se stessi, e allora tornano le parole dell’omelia di mons. Pino Caiazzo: «A voi, figli, vittime innocenti di un grande amore del quale siete stati privati, dico: “I vostri papà saranno sempre per voi non solo eroi, ma seminatori di un amore grande che nel tempo porterà frutto. Sta a voi, a noi, saper raccogliere quanto è stato da loro seminato per continuare a seminare vita in un tempo in cui la vita è disprezzata, flagellata, uccisa. Siate fieri ed orgogliosi di essere figli di papà che hanno dato la vita per aiutare ognuno di noi a vivere una vita migliore”».