Massimiliano Varrese: «L’importanza del rapporto in quello che facciamo»
Rivolgiamo alcune domande a Massimiliano Varrese, attore e regista del docufilm Mi-Ka-El, da poco presentato in Italia:
Stai vivendo un momento importante della tua carriera artistica, che ti vede docente dell’Istituto Armando Curcio e dell’Acting Academy di Claudia Gerini. Ma anche nella vita personale: sei da un anno circa diventato padre di una bimba.
Ho sempre pensato che l’uomo fosse un miracolo, capace di rigenerare se stesso, ed è per questo che siamo nati per comprenderne il significato. Il miracolo non è nell’accadere dell’evento, il miracolo è nell’esserne i coprotagonisti, i co-creatori. Il miracolo è Amore e Condivisione. Il Miracolo è vedere Dio nella persona che ami e che genera la nuova Vita. Io e Valentina siamo orgogliosi e impazziti di gioia nel condividere questa straordinaria esperienza di maternità e paternità!
Sappiamo che vi siete incamminati in un percorso che vi porterà al matrimonio.
Aver incontrato Valentina è stato il dono più grande che abbia avuto. Ogni cosa ha preso senso. Sì, abbiamo sentito forte questa spinta, anche grazie all’incontro con padre Renzo Lavatori, che ho conosciuto mentre giravo il mio ultimo film Mi-Ka-El. È nato con lui un rapporto intenso di amicizia vera e con lui ci stiamo preparando a celebrare il nostro matrimonio.
Parlaci un po’ di questo nuovo film…
Più che un film è un docufilm su un personaggio del mondo religioso: l’arcangelo Michele. Un personaggio la cui devozione è molto diffusa nel mondo. Io sapevo già qualcosa di lui. Infatti, quando mi preparavo a interpretare Francesco nel musical L’Amore quello vero, per documentarmi ho letto molte biografie del Santo di Assisi. E proprio leggendo questi testi sono venuto a conoscenza del fatto che Francesco aveva un rapporto privilegiato con l’arcangelo Michele, soprattutto nei momenti difficili. Incuriosito, mi sono accorto poi che molte personalità della cultura avevano dedicato attenzione al culto micaelico e che addirittura si parla di una linea micaelica in Europa, ossia di una linea immaginaria che unisce luoghi in cui il culto per l’Arcangelo è più sentito. Inaspettatamente sono stato chiamato dalla Philms Produzione Video di Perugia a interpretare il protagonista di questo docufilm di cui firmo la regia insieme a Filippo Fagioli…
Dopo Francesco, Mi-Ka-El… una pura coincidenza?
Non la chiamerei coincidenza, piuttosto la chiamerei sincronia. Anche perché la proposta di questo film è arrivata proprio nel momento in cui mi ponevo certe domande fondamentali. Diciamo che i due personaggi sono strettamente collegati tra loro nel mio percorso spirituale e hanno cambiato completamente la mia vita di uomo.
Parlaci del personaggio che interpreti nel docufilm.
Quello di un giornalista piuttosto scettico che deve intervistare, per la realizzazione di un documentario sull’arcangelo Michele, vari personaggi importanti che hanno dato attenzione a questa figura. Attraverso questi incontri egli si avvicina a una realtà sconosciuta e si incuriosisce sempre più fino a rimanerne intimamente coinvolto.
Significativo l’incontro con Grazia Francescato?
L’incontro con Grazia Francescato è stato uno di quelli che ti cambiano la prospettiva culturale e personale verso la dimensione religiosa. Il suo libro In viaggio con l’Arcangelo a cui liberamente si ispira il docufilm è un libro un po’ speciale: originale, nuovo, coinvolgente che ti porta a guardare oltre la realtà…
Pensi che il pubblico possa essere interessato a un docufilm su un tema così tipicamente religioso?
Capisco che non c’è la cultura del documentario, anche se ultimamente si stanno producendo molti documentari a un buon livello artistico. Per questo la casa di produzione Philms, dopo alcune “prime” nelle grosse città, si affiderà ad associazioni culturali che sul territorio nazionale hanno interesse per questo genere di proiezioni e anche a quei cittadini che, interessati, potranno organizzare una serata in una sala cinematografica o in una sala privata.
A livello professionale cosa ti ha lasciato questa nuova esperienza?
Intanto una significativa esperienza di lavoro con un’equipe affiatatissima e dove il senso della collaborazione e condivisione era molto sviluppato. E questo non è poco. Inoltre, ho potuto offrire anche, per la prima volta, il mio aiuto nella regia del film.
Come vedi oggi il mondo dello spettacolo?
Lo vedo completante diverso da quando ero molto piccolo. Purtroppo è cambiato in peggio e questo mi fa soffrire. Ma ci sono sempre opportunità per chi fa questo mestiere, come me, per vocazione, di riuscire a riportare uno spiraglio di Luce, con quell’arte che nasce dal cuore.
So che sei impegnato anche in alcune scuole di recitazione. Ce ne parli un po’?
Sto insegnando un metodo da me creato, il Training Olistico Attoriale di preparazione alla performance, edito da Area51 Publishing e il Training Olistico Totale. Entrambi aiutano a gestire l’ansia e la paura da prestazione per chi deve relazionarsi con un pubblico o con un esame o chi è sotto giudizio, riuscendo così a lasciarsi andare senza pensare troppo e sentendosi liberi di essere se stessi.
Quale consiglio daresti a un giovane che vuole entrare nel mondo dello spettacolo?
I giovani, in genere, sono indotti, da modelli a loro vicini a pensare che per essere felici bisogna inseguire il successo e accumulare molti soldi. No, bisogna far loro capire che questi sono falsi miti. Con la mia scuola ho incontrato tanti giovani che arrivavano delusi, sconfitti, sfiduciati e vivendo insieme in un rapporto nuovo tra le persone, nel rispetto profondo dell’uno per l’altro, si rendono conto che la vera vita è davvero un’altra, e che tutto dipende da loro stessi, e che la felicità va costruita momento per momento.
Hai scritto e cantato sulla pace. In un momento così drammatico per l’umanità continui a lavorare per questo obiettivo?
Quando ho scritto la canzone Pace, capivo che il valore più importante nella vita di un uomo è l’amore e che l’amore è strettamente connesso con la pace, quella pace interiore di cui andiamo continuamente alla ricerca. Se vivo una vera esperienza d’amore con gli altri, sono in pace con me stesso e riesco a stare anche in pace con tutti e a dare il mio contributo per la realizzazione di quel sogno di una umanità nella quale tutti hanno diritto di piena cittadinanza.