Maruzza Battaglia, la rinascita dello Zen

A Palermo una donna coraggiosa risveglia un quartiere intorpidito dal degrado, offrendo a donne e uomini riscatto sociale e un'identità legata alla cultura del lavoro. L'attività di sartoria LabZen2 non è volontariato, ma cultura del lavoro
Maruzza Battaglia

Ad accendere il motore del cambiamento nella periferia Zen di Palermo è ancora oggi Maruzza Battaglia, una donna coraggiosa che con la sua attività di sartoria, il LabZen2, fondato nel 2008, è riuscita a valorizzare il talento delle donne di un quartiere dimenticato. Adesso il suo laboratorio artigianale rivolge l’attenzione anche all’altra faccia della medaglia: uomini e immigrati senza voce in capitolo, che hanno bisogno di ritrovare la propria identità. Per lo Zen è uno scenario dai risultati straordinari: Maruzza e le sue collaboratrici sono riuscite a tenere accesa la fiaccola della solidarietà, educando i giovani al lavoro e a lottare per migliorare la propria vita.

Maruzza
Le donne del LabZen2 mostrano le famose borse di loro produzione

Figlia di commercianti palermitani, proprietari di alcuni negozi sartoriali, Maruzza è stata segnata dalla morte della sorella Anna Maria, vittima a soli ventun anni del più brutale dei femminicidi. A quel punto, inizia a coltivare le competenze acquisite in famiglia, concentrandosi soprattutto sui problemi del quartiere più degradato della sua Palermo, con l’obiettivo di educare e sostenere le giovani donne impoverite nello spirito, specchio di un quartiere da cui tutti avrebbero preferito stare alla larga. «La prima volta che entrai allo Zen fu un pugno nello stomaco. Solo masse di detriti, macchine bruciate e ratti. Una landa desolata. Ma non ho mai avuto paura di questo quartiere», afferma Maruzza.

LabZen2 di Maruzza Battaglia

Nel corso del tempo, la sua attività laboratoriale smuove l’intera città e le borse di stoffa cucite a mano dalle sue donne si elevano subito a prodotti di elevato pregio artigianale, grazie anche alle idee della designer siciliana Marina Lo Verso, progettista dei prototipi e del logo di Zen al quadrato, l’espressione della volontà di potenziare le forze per cambiare il volto di Palermo. «Con le mie sorelle siamo cresciute nella bellezza, ce l’hanno insegnata i nostri genitori. LabZen2 è il naturale proseguo alla storia. Con un risvolto in più, ho voluto donare il mio bagaglio di esperienza alle donne di periferia: la bellezza contro il degrado», sottolinea.

Maruzza
LabZen2, il laboratorio sartoriale di Maruzza Battaglia a Palermo

Ma insegnare l’indipendenza lavorativa prima alle donne di quartiere, poi anche ai giovani immigrati, non è stata sicuramente un’impresa facile. «Le ragazze passavano le giornate a dormire ed erano depresse. Non capivano cosa significasse investire sul proprio futuro», spiega Maruzza. Tuttavia, l’ascesa è stata irrefrenabile, nonostante le crepe causate soprattutto da un iniziale tira e molla tra la sua voce coraggiosa e il disinteresse insito nell’indole di coloro che erano abituati al guadagno facile.

«Mi sono dovuta confrontare con una mentalità diversa e una legalità borderline. Sono stata anche minacciata, ma ho provato comunque a immedesimarmi», confida. Oggi, l’atmosfera che si è stabilita all’interno del LabZen2 è impareggiabile. «Finalmente le donne, abituate a guardarsi in cagnesco, sono riuscite a socializzare tra loro – conferma Maruzza – così le borse hanno avuto subito un gran successo, perché sono la dimostrazione che dallo Zen può uscire un prodotto bello e di lusso».

Maruzza
LabZen2 è aperto a uomini e donne di qualunque etnia

Grazie all’assegnazione dei beni confiscati alla mafia, nel 2016, il LabZen2 ha acquisito grande stabilità, traslocando la sede in due vecchi magazzini in zona San Lorenzo. Con il sostegno delle sue donne, Maruzza si è rimboccata le maniche e ha rimesso in sesto i locali anche attraverso le donazioni raccolte a mezzo social. «Quando uscì il bando per i beni confiscati, scelsi proprio un magazzino sulla strada, in un quartiere molto vicino allo Zen, perché è qui che voglio rimanere», spiega. Da quel momento, il motore della solidarietà non si è mai spento. «Oggi sono aperta a chiunque, donne e uomini di ogni quartiere ed etnia, a tutti coloro che desiderano scoprire e innamorarsi di un mestiere.

LabZen2 di Maruzza Battaglia

Ecco perché non è volontariato, ma cultura del lavoro: questo progetto ha le potenzialità per diventare in futuro un polo occupazionale per tante persone – sottolinea Maruzza -. Le borsette con un’anima etica, prodotte inizialmente per le donne da altre donne, adesso sono il riflesso dell’arte di tante mani, anche maschili, nonostante non abbiamo perso il carattere femminile, così come il nome: Saridda, Nunziatella, Trinetta, Letteria, Oliva, Tindara, Liboria, Ninfa e Catena sono pezzi unici, che rappresentano un’eleganza speciale, carica di riscatto sociale e affermazione concreta di legalità».

LabZen2 di Maruzza Battaglia

Oggi, il LabZen2 è diventato anche una scuola di formazione dedicata a tanti giovani sarti, per lo più provenienti da Guinea, Senegal e Nigeria. «Da me questi ragazzi svolgono il tirocinio e anche quando vanno via rimangono legati a questo luogo», conferma. Coinvolgendo, e anche stravolgendo le giornate cupe degli abitanti dello Zen, Maruzza è stata una scossa vitale per tutti coloro che non avevano né voglia né coraggio di riscattarsi, preferendo al lavoro pulito una vita fossilizzata nelle proprie fragilità.

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