Martinez: un carisma è per tutti
«Grazie per lavorare per l’unità dei cristiani, tutti insieme, come il Signore vuole. Camminiamo insieme, facciamo l’aiuto ai poveri insieme, la carità insieme, l’educazione insieme: tutti insieme». È l’augurio rivolto da papa Francesco ai leader evangelici (un centinaio) venuti per il Giubileo d’oro del Movimento Carismatico Cattolico, presente anche Maria Voce, presidente dei Focolari. Incontriamo Salvatore Martinez a Saxa Rubra a margine di un suo intervento in una trasmissione della Rai.
Cosa ha significato il Giubileo d’oro al Circo Massimo con papa Francesco?
Una grande festa dello Spirito nella quale si respirava la cattolicità della Chiesa nelle diverse lingue, culture, tradizioni che Rinnovamento nello Spirito sin dal suo sorgere ha testimoniato. Non essendo un movimento unificato, né con un fondatore, la novità è proprio questa diversità che deriva dallo Spirito nei tanti esiti che questa corrente di grazia ha dato attraverso comunità, fondazioni, associazioni, scuole di evangelizzazione, progetti sociali. Al contempo c’è il respiro ecumenico, così fortemente voluto da papa Francesco, che non si stanca mai di ripetere che questa corrente nasce ecumenica, ed è il più grande dono che il Rinnovamento carismatico cattolico può fare al nostro tempo. L’unità della fede, l’unità dei cristiani è uno dei temi decisivi per l’Europa fino al Medio Oriente per la comune testimonianza.
Cosa si intende per ecumenismo spirituale, sottintende una certa evanescenza?
L’ecumenismo spirituale, quello della comunione, dell’amicizia, della preghiera è una delle più importanti fonti dell’unità tra i cristiani. Non avanza l’ecumenismo teologico, politico, sociale, ma solo quello spirituale. Papa Francesco ne fece esperienza da cardinale a Buenos Aires 10 anni fa. Da quel momento non ha smesso di sottolineare il contributo che il Rinnovamento porta alla causa ecumenica. Sabato al Circo Massimo ne ha voluto dare una dimostrazione esemplare coinvolgendo personalmente pastori evangelici e pentecostali da tutto il mondo. Mettendosi in mezzo a loro come un pastore tra pastori, senza segnare alcuna forma di primato e superiorità, ribadendo anche attraverso padre Raniero Cantalamessa, il predicatore della Casa pontificia, che le differenze teologiche permangono, ma vanno superate nelle sedi competenti. Intanto noi possiamo far avanzare l’amore, che diventa la fonte di questa unità riconoscendoci fratelli e partendo da ciò che ci unisce piuttosto da ciò che ci divide.
Il cardinal Bergoglio una volta disse che Rinnovamento gli ricordava «una scuola di samba»?
Di rientro da Rio de Janeiro per la Gmg, nel 2013, il papa nella conferenza stampa raccontò che, quando era ancora in Argentina, aveva l’impressione che confondessimo la liturgia con una scuola di samba. Ma poi si pentì, ha approfondito la nostra spiritualità riconoscendo il bene che compivamo perché i movimenti che hanno lo Spirito della Chiesa, disse, «sono una grazia».
Lo ribadì anche nel 2014 allo Stadio Olimpico di Roma…
Come spesso accade, a volte ci si limita agli aspetti esteriori, o a questa spiritualità che trova nella preghiera di lode, nel canto, nella danza una manifestazione esteriore dello Spirito. Ma, poi, il cardinal Bergoglio si accorse del bene che faceva alle persone e alla Chiesa. Cosa aveva scoperto di nuovo? La presenza del Rinnovamento nelle periferie esistenziali dove va chi crede, ama, non disdegna il sacrificio. In modo particolare eravamo in prima linea nelle carceri. Ha colto che c’è autenticità del dono dello Spirito proprio attraverso il servizio all’uomo. In secondo luogo per l’ecumenismo. La preghiera concorre alla riconciliazione, al riavvicinamento, pone delle basi solide su uno dei grandi scandali: la divisione tra cristiani. In queste due direzioni il papa individua nel Rinnovamento una risorsa per tutta la Chiesa, al punto che quando un suo fratello gesuita, che fu tra gli iniziatori del Rinnovamento in Argentina, fu perseguitato, Bergoglio, pur essendo presidente della Conferenza episcopale argentina, decise lui stesso di mettersi a disposizione di questo movimento. Lo abbiamo visto ancora sabato al Circo Massimo. È stato lui il principale animatore. Gli inviti, il programma sono stati pensati da lui. Ha voluto comunicare attraverso questo Giubileo d’oro che la corrente di grazia che porta il Rinnovamento è per tutti. E per farlo, negli ultimi 10 anni, il cardinale Bergoglio ha condiviso i nostri ideali evangelici con i responsabili di Rinnovamento lasciandosi permeare da questa spiritualità carismatica che ritroviamo nel suo linguaggio, nella definizione della vita cristiana e della Chiesa, in tanti gesti che ci fanno gioire perché riconosciamo in questo modo di comunicare la fede, di leggere la storia, la sensibilità che ci è propria per “una diversità riconciliata”».