Martinelli: una tregua per il Ramadan

La proposta del vescovo di Tripoli: la Nato accetti una pausa nelle azioni di guerra per il Ramadan, periodo di pace per tutti i musulmani
Macerie dopo un bombardamento in Libia

Al telefono mons. Martinelli è un po’ più sereno del solito. «I bombardamenti si sono diradati di molto, gli aerei sfrecciano ogni ora ma non sganciano più bombe sulla capitale, e questo rassicura in qualche modo la gente. Forse francesi e inglesi hanno capito che per questa via non si otterrà nulla». La gente di Tripoli, sempre più provata dal conflitto – «c’è poca merce nei negozi, e tutto costa sempre più caro» –, tende ad uscire dalla capitale e, se possibile, riparare in Tunisia.

 

Delle trattative in corso, con al mediazione dell’Unione africana, in particolare del presidente sudafricano Zuma, e anche della Russia, sembrano trasmettere qualche speranza anche a Tripoli, nonostante l’opposizione francese a ogni accordo paia granitica. La coalizione degli insorti di Bengasi comincia a patire delle proprie divisioni interne (rapporti indipendenti, come quello del Ciret-Avt e Cf2R, stanno svelandone la composizione assai eterogenea e certamente non spontanea) e non riesce sul campo a venire a capo dell’esercito di Gheddafi, peraltro non particolarmente forte e armato. Mentre le peggiori conseguenze paiono concentrarsi, ancora una volta, su Misurata.

 

Ed ecco la proposta di mons. Giovanni Innocenzo Martinelli: «Il Ramadan, che inizia il primo agosto, è il mese del digiuno per tutti i musulmani, ma è anche il mese della pace. La religione vieta di combattere nel periodo sacro della religione islamica. Perché la Nato non accetta la tregua che da qualche tempo aleggia qua e là, intavola trattative serie attraverso l’Unione africana, la sola entità internazionale “accettata” da Gheddafi, ed evita così di continuare una guerra di cui non si vede la fine? Ne avrebbe tutto da guadagnare anche l’Unione europea, che non sta facendo una bella figura in questo conflitto. È una chance che va colta al volo, tra l’altro perché sarebbe un segno di grande rispetto per la religione musulmana».

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