Maritain, la poesia della bellezza

L'amicizia tra Jacques, sua moglie e l'artista Marc Chagall. Ad unirli la Russia e le origini ebraiche, ma anche la ricerca del bello e del buono, del vero e del sapere
Chagall Maritain

Anticipatore della dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del Concilio Vaticano II, Jacques Maritain è tra i maggiori pensatori del XX secolo. Figlio del pensiero di Tommaso d'Aquino e padre del neotomismo nel Novecento, anche papa Paolo VI ne riconobbe la grandezza di pensiero tanto da considerarlo un suo ispiratore. 

Ma al di là di ogni tipo di riflessione  sul suo pensiero c'è da considerare un aspetto non secondario alla sua opera: il contributo dato all'arte nelle sue varie espressioni. Innanzitutto perché il percorso intrapreso da Jacques e da sua moglie Raissa non è stato individuale, ma condiviso con altri intellettuali riuniti a casa di Leon Bloy. La conversione al cattolicesimo, infatti, avvenne lì, in quel cenacolo di persone alla ricerca di una salvezza spirituale, e che poi si realizzò pienamente a Meudon, New York, Princeton e Kolbsheinm, attraverso una serie di amicizie con artisti e musicisti, filofosi e romanzieri. Fra questi l'artista russo Marc Chagall e sua moglie Belle. Ad unirli con un profondo legame le origini russe di Raissa e il chassidismo, corrente dell'ebraismo fondata da Baal Shem Tov. Uno dei più importanti studiosi dei coniugi Maritain, Piero Viotto della Cattolica di Milano, ha riannodato i lacci di questa conoscenza umana ed artistica nel libro Le grandi amicizie di Città Nuova, 2008, riaffermando l'importanza che l'uno ebbe per l'altro nella ricerca del bello e del buono.


«Raissa, riprendendo il volumetto scritto nel 1941, lavora ad un nuovo libro che titola Chagall ou l' orage enchantè , per sottolineare l'universo magico di Chagali, che non considera una foresta incantata, dove tutto è fantasia senza senso, ma un nubifragio incantatore che coinvolge il protagonista, in cui l'uomo è immerso, ma è come purificato neli' amore delle persone, degli animali, delle cose. Il volume, che sarà pubblicato in Svizzera nel 1948 con molte fotografie a colori e in bianco e nero, con nuovi testi e diverse poesie, è illustrato dai disegni dell' artista.

"Egli non rifugge le forme naturali, ma al contrario le fa sue per mezzo dell'amore, che porta loro; in questo stesso modo le trasforma, le trasfigura, libera ed estrae da esse la loro propria surrealtà, prende nella loro anima spirituale i simboli della gioia e della vita. La sua arte è un' arte di tenerezza e di pietà, di una pietà del tutto francescana per ogni creatura e soprattutto per gli esseri umili e più poveri. Predilige i modesti animali domestici, gli asini e i le mucche e le colombe" (XV, 774).

«Questa gioia non è una gioia spensIerata, ma una gioia grave, venata di malinconia. «L'umanità come viene

percepita dal pittore non possiede né enfasi né magniloquenza; essa è solamente nei profeti, essa è brillante solo nei colori del pittore, La sua gioia è grave nell' amore, la sua allegrezza serra il cuore di pietà, perché così precaria e così spoglia, non avendo per sostenersi né ricchezza, né potenza» (XV, 775). Il surrealismo di Chagall ha un carattere spirituale e un carattere plastico, perché manifesta nelle sue tele uno spirito mistico che glorifica la bellezza del creato ed insieme coglie la profonda unità spiritualità che c'è tra ebraismo e cristianesimo. Ma Jacques fa notare nella prefazione al libro di Fumet sul Beato Angelicoche il mondo di Chagall non ha l'innocenza del pittore fiorentino, perché il Rinascimento ha cancellato il senso del peccato e l'uomo moderno è prigioniero di una inquietudine profonda in cui si smarrisce malgrado la gioia di vivere: "Pertanto sarebbe vano ed insolente chiedere ai pittori la semplicità dell'innocenza. L'umanità è responsabile dei suoi guai e questi condizionano la visione degli artisti. Senza dubbio si ha oggi lo spirito dell'infanzia di uno Chagall.  Ma il modo in cui differisce oggi da quello di Fra Angelico è molto significativo. Ciò che turba Chagall non c'è nel Beato Angelico. Chagall avido della gioia di cui lo stato del mondo ci priva, si consola come può con gli angeli, i mammiferi, i volatili e le dolci giovani donne che egli si inventa per la sorte

tende l'uomo moderno" (IX, 1198)».


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