Maritain, chi era costui?
Quando il mattino dell’8 dicembre 1965 Paolo VI chiuse sul sagrato di San Pietro con una solenne cerimonia il Concilio Vaticano II, Jacques Maritain era ancora attuale. Tanto è vero che papa Montini, il più illustre dei suoi lettori, consegnò nelle mani di questo vecchio dalla folta chioma candida, vestito quasi sciattamente, il Messaggio del Concilio “agli uomini di pensiero e di scienza”.
«La Chiesa ti è riconoscente – gli disse –, per il lavoro di tutta la tua vita». C’era una folla immensa ad applaudire, me compreso, dentro l’abbraccio del colonnato berniniano. Sì, Jacques Maritain allora era attuale, conosciuto, ammirato. Quel giorno più che mai.
Ora è diverso. A 50 anni dalla sua morte, nel 1973, il filosofo e scrittore parigino, che aveva permeato di sé gli eventi, i dibattiti, le cronache e le pagine culturali di tutto un secolo, così vicino ma anche già così lontano da noi, non è più attuale, è dimenticato, ignorato.
Il motivo? Lo accennava di recente uno dei suoi maggiori studiosi e continuatori, Vittorio Possenti, osservando che la ragione principale dell’oblio in cui sono scivolate da qualche tempo la figura, l’opera e la filosofia di Maritain è nel suo essere un metafisico, il più grande dei pensatori metafisici del ’900.
Che per lui la metafisica sia ancora e sempre la regina delle scienze e lo strumento principe per conoscere la verità e dare ordine a tutte le discipline prodotte dalla ragione e dalla scienza umane, Maritain lo ha affermato e dimostrato in oltre 60 scritti filosofici rimasti fra i classici del pensiero contemporaneo, alcuni come capolavori, tipo Art et scolastique (1920), Primauté du spirituel (1927) e l’immortale Humanisme intégral (1936).
Non solo, ma le stesse idee egli le ha diffuse dalle tante cattedre filosofiche rette nella sua carriera accademica, dalla Sorbona al Pontificio Istituto di Studi Medievali di Toronto, dalla Columbia University agli atenei di Chicago e di Princeton. Un impegno forte e coerente che Maritain ha coronato con la sua adesione, ma possiamo quasi dire fondazione, alla scuola filosofica neoscolastica o neotomista, di cui è stato, accanto a Ètienne Gilson, il promotore più celebre e insigne.
Oggi che, insieme alle tante belle conquiste civili, intellettuali e tecnologiche, non si guarda più alla natura e alla ragione, in nome a volte di un relativismo-individualismo-edonismo sfrenato, pensando di poter varcare ogni limite posto dalla realtà e dall’etica, il massimo esponente contemporaneo del realismo filosofico richiama tutti a una visione oggettiva e integrale dell’uomo e del mondo. Per conoscerli e migliorarli.
Ma il legame Maritain-Tommaso D’Aquino significa che il francese era un filosofo “medievale”, nel senso sbagliato e falso dato dalla vulgata all’aggettivo? Tutt’altro, fu un uomo moderno e al passo coi tempi, un pensatore aperto e in continua auto-revisione, un cristiano coerente e geloso della laicità della politica e della società civile.
A chi vuol saperne di più sull’uomo e il personaggio consigliamo di cuore quel libro stupendo, emozionante, che resterà sempre I grandi amici (Les grandes amitiés), scritto nel 1944 da Raissa Maritain, moglie del filosofo e ucraina di Mariupol, per raccontare non solo il grande amore e la profonda comunione tra i due, ma anche gli illustri amici con cui la coppia intrattenne per decenni un rapporto meraviglioso e particolare. Parliamo di Péguy, Bloy, Psichari, Massis, e scusate se è poco.
Una comitiva straordinaria dove si respirava, oltre ai massimi temi, la gioia di vivere, l’amicizia vera, il gusto di evolversi con lo studio e l’esperienza, il piacere di apprendere, di arricchirsi dentro e confrontarsi serenamente. In questo clima intenso e libero crebbe e maturò l’uomo e il filosofo Maritain, protestante convertito al cattolicesimo, scientista folgorato dalla filosofia, cristiano convinto con gli occhi aperti sul mondo, l’uomo e la società.
Ma oltre al metafisico e al teoretico, c’è il Maritain filosofo politico, più ricordato oggi. In effetti nessuno arriccerebbe il naso davanti alla sua ferma condanna di nazismo-fascismo-stalinismo e di ogni totalitarismo, in difesa della libertà e della democrazia. Un rifiuto e una denuncia da lui espressi non solo in tante pagine ma pure con la sua vita e il suo impegno nella resistenza.
Raissa poi era di origine ebrea, per cui la coppia fu perseguitata e costretta all’esilio negli Usa, dove Maritain continuò a lavorare e scrivere. Dopo la guerra fu scelto da De Gaulle come ambasciatore a Roma. Vi restò 4 anni, icona insuperabile della Francia cattolico-liberale nel cuore della cristianità. Tra l’altro fu lui a fondare vicino a S. Luigi dei Francesi il prestigioso Centre Culturel, apprezzato e frequentato ancora oggi.
Erano gli anni di De Gasperi e del sostituto Montini; li incontrò più volte. Questo probabilmente contribuì a consolidarlo nella lucida difesa della laicità e dell’autonomia dei cristiani in politica. Sublime è la sua sintesi sul tema. Se opera “in quanto cristiano”, il credente deve allinearsi con la Chiesa; ma se agisce “da cristiano”, ascolta Cristo e la propria coscienza, ma è libero e autonomo rispetto all’autorità della Chiesa. Convinzioni oggi scontate, ma al tempo di Maritain pionieristiche.
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