Maria Regina di Scozia
Chi ha visto il film Elizabeth (1998), un affresco sontuoso sulla vita di Elisabetta I, rivedrà con piacere quello oggi diretto con taglio indubbiamente teatrale da Josie Rourke. La storia drammatica di Maria Stuart, condanna a morte nel 1587 dalla cugina Elisabetta Tudor, ha suscitato larghe simpatie fra i drammaturghi, i romanzieri e i musicisti, come Donizetti nell’opera omonima. In realtà la giovane, bella, altissima (1,80, una gigantessa per l’epoca) e colta principessa scozzese, vedova a 18 anni del re di Francia, rispedita in patria a reclamare il trono, ha davvero i toni di un melodramma storico. Diversi matrimoni, mariti uccisi, un figlio che unirà le corone di Scozia e Inghilterra (Giacomo I), consiglieri astuti e sleali, guerre civili e religiose – lei cattolica, Elisabetta protestante -, forniscono un materiale incandescente per un film storico notevole, pur con diverse licenze (Elisabetta e Maria non si incontrarono mai).
Il cuore del film è in effetti la guerra fra le due donne, da lontano e da vicino attraverso i diversi ambasciatori, finita male per Maria, com’era inevitabile, dopo vent’anni di prigionia e l’abdicazione forzata. Due caratteri diversi per stile di vita, due fedi, una unica ambizione: regnare. Maria condottiera, sportiva, ma impulsiva, Elisabetta sola, senza figli, decisa e scaltra. Intorno, la notte, il paesaggio scarno e nebbioso, gli interni in cui si svolge gran parte di questi vasti quadri teatrali. Splendide le due attrici: Soirse Ronan, una Maria bella altera e fragile, e Margot Robbie, una Elisabetta scaltra, capace di imbruttirsi per farsi poi rivedere come una icona algida. La scena dell’esecuzione di Marta è stupendamente teatrale: la regina veste un abito rosso sangue, appoggia la testa sul ceppo pregando con naturale solennità. Gran melodramma storico, diretto con classe tra costumi perfetti e una fotografia illuminante. Tragedia di donne, vittime del potere in diverso modo e di ideologie che reclamavano sangue. Sempre attuale.