Maria nella prospettiva riformata

La riflessione di un teologo riformato sulla riservatezza verso un culto della Madonna nel quale Gesù possa finire in secondo piano
Una vetrata raffigurante la visita di Maria a Elisabetta

«Perciò sia noto a tutti che il più grande onore che si può dimostrare a Maria è che si riconosca, si renda onore al bene operato dal figlio suo e che si ricorra a Lui per ogni grazia. (…) Più cresce la stima e l’amore per Cristo Gesù tra gli uomini, più cresce anche la considerazione e il rispetto per Maria perché ha dato alla luce il Signore e Salvatore, così grande e allo stesso tempo così misericordioso.

«Ma se vuoi onorare Maria in modo particolare, imitala nella sua purezza, innocenza e fede incrollabile! E così se preghi un‘Ave Maria, (…) pensa che colei che ricevette in dono da Dio una tale grazia e un tale onore, non fu, a causa di ciò, meno povera, anzi dovette soffrire la persecuzione, il dolore e la miseria, ma è rimasta ferma. (…) E attraverso quella di Maria tutti, ricchi e poveri, possono essere rinsaldati nella fede».

Queste parole sono tratte da una predica del riformatore zurighese Ulrico Zwingli. Penso che tutti noi – cattolici o evangelici – possiamo aderire pienamente a queste parole. Maria è la donna che ci ha donato Gesù, il Salvatore e Messia. La sua vocazione è donare a noi – al mondo – Gesù. È LUI l’onore di Maria.

Eppure questo testo di Zwingli è molto interessante per me come teologo riformato del giorno d’oggi! Certamente i credenti riformati ed evangelici si ritroveranno nella prima frase, ovvero che Gesù è in primo piano e Maria sullo sfondo. Ma Zwingli rivolge nuovamente lo sguardo su Maria. Punta per così dire i riflettori sulla madre di Gesù: «Più cresce la stima e l’amore per Cristo Gesù tra gli uomini, più cresce anche la considerazione e il rispetto per Maria». Effettivamente da Gesù scaturisce una luce che si riflette su sua madre. Chi è questa persona, chi è questa donna alla quale Dio affida suo figlio, nella quale Dio s’incarna?! Per che cosa dobbiamo esserle grati? Qual’è la portata del suo «Sì! Avvenga per me secondo la tua parola?».

«Ma se vuoi onorare Maria in modo particolare». A questo punto Zwingli mette in luce Maria. E quello che segue è proprio riformato: rendere onore a Maria significa seguire il suo esempio, orientarsi in base alla sua “purezza, innocenza” e soprattutto alla sua “fede incrollabile”. Onorare Maria significa di più che accendere una candela davanti a una sua immagine e pregare un Ave Maria, significa di più che assumere un atteggiamento meditativo: significa rivivere la vita di Maria fin sotto la croce e lasciarsi incoraggiare dal suo “stabat”, dalla sua fermezza e fedeltà anche nel dolore.

«Ma se vuoi onorare Maria in modo particolare». Questo invece si è decisamente perso tra i riformati – così come in tutte le chiese protestanti! L’Ave Maria fu pregata regolarmente nelle chiese di Zurigo durante i primi 40 successivi all’introduzione della Riforma. Nel corso della controriforma, quando le differenze confessionali divennero più profonde, questa preghiera fu abolita. Sicuramente troviamo in Zwingli una critica verso una pietà mariana eccessiva, ma il suo rapporto con Maria è ancora più spontaneo e libero rispetto a quello dei secoli successivi e di oggi.

Sulla parete della chiesa dove sono cresciuto c`è scritto a caratteri cubitali: «Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù». Molte chiese riformate hanno come unico elemento decorativo una citazione biblica, un motto, per così dire, una “parola di vita”. Da bambino ho letto questa frase dalla prima lettera a Timoteo (2,5) e non l’ho capita. Che cos’era un “mediatore” e cosa significa la strana espressione “l’uomo Cristo Gesù”? Ma la frase mi è rimasta impressa, in modo indelebile – e con essa appunto quella tipica concentrazione riformata su Cristo Gesù, «solus Christus».

Il mio incontro con Maria si limitava praticamente al Natale: nel racconto di Natale e nel presepe. Proprio questa strana espressione “l’uomo Cristo Gesù” ci parla in modo indiretto di Maria: che Gesù il Cristo, il Messia, il figlio di Dio sia potuto diventare uomo, lo dobbiamo a Maria! Per lo meno ci sono due canzoni mariane all’inizio dell’attuale libro dei canti della chiesa riformata svizzera – sul Magnificat, l’inno di lode di Maria. E non manca neppure la canzone Maria durch ein Dornwald ging – con il suo ritornello semplice e profondo: “Gesù e Maria”.

È stata Chiara Lubich a farmi riscoprire Maria: “Gesù e Maria”! Il vincolo tra loro è molto stretto. Maria ci dona Gesù, Gesù che vuole essere presente in noi e tra noi oggi come il Risorto, colui che vive. E Chiara sottolinea in modo simile a Zwingli: onorare Maria significa seguirla, imitarla nella sua fede, nella sua fedeltà alla Parola. Sì, ancora di più: Onorare Maria significa essere Maria! Come singoli e come comunità. “Essere Maria” per chi ci sta accanto significa fare spazio come lei a Gesù, portarlo agli uomini, farlo vivere tra di noi. Chiara l’ha impresso nel cuore non soltanto con le sue parole ma anche con la sua vita.

Penso che Chiara ci abbia trasmesso una prospettiva su Maria completamente nuova, una prospettiva ecumenica. Ma forse questa prospettiva non è poi tanto nuova, bensì è la prospettiva delle origini, radicata profondamente nel Vangelo: “Gesù e Maria”! Chiara ha riunito quello che da tempo minacciava di andare alla deriva, da una parte o dall’altra. “Gesù e Maria”. Avverto in me ancora questa riservatezza riformata verso un culto di Maria nel quale Gesù minaccia di finire in secondo piano. Perché – come dice Giovanni il Battista – «Lui deve crescere e io devo diminuire». D’altro canto Chiara mi spinge – non ultimo con i suoi testi su Maria del 1949 – a rivolgermi a Maria, per comprendere meglio che cosa significhi “essere Maria” e preparare la strada a Gesù in me e a Gesù tra noi. Gesù e Maria – Maria e Gesù!

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