Maria Callas
Sono 40 anni da quando la “divina” Maria Callas, a 53 anni, si è spenta nella solitudine del suo appartamento parigino. Infarto, suicidio? Il mistero rimane, come quello delle ceneri sparse nell’Egeo. Una fine amara per la figlia di emigrati greci in America, dall’infanzia difficile, lanciata in Italia nel 1947 all’Arena di Verona dal maestro Serafin. La matrona sovrappeso diventata negli anni ’50 la donna snella, la regina della Scala con le celebri regie di Visconti come La Traviata del 1955. Grande sino al ’58 quando i problemi vocali iniziarono: troppo stress, troppo superlavoro.
Maria declinava, da regina del jet-set alla donna sola degli ultimi anni. Senza la musica, Maria non era più lei. Cosa resta oggi del mito Callas? Le sue incisioni. I compositori che ha amato: Bellini Donizetti Verdi. Meno Puccini, niente Mozart. La voce grintosa, estesissima, la sua luce, con cui faceva rifulgere i personaggi: lei “era” Norma, Lucia, Violetta, Tosca. Il suo carisma di luce è stato unico. Da greca, amava i ruoli grandiosi: Norma, Medea, Anna Bolena, lady Macbeth. C’era fatica sotto questa luce. Forse Maria l’ha rifiutata ad un certo punto. E l’ha persa. Ma la sua voce illumina ancora.