Margaret Thatcher, la donna che ha cambiato il Regno Unito
Margareth Thatcher continua a dividere l'opinione pubbica britannica anche in morte, così come aveva fatto in vita. Alcuni la vedono come la distruttrice dell'industria inglese, sostenitrice dell'economia di mercato e flagello dei sindacati; altri come la grande salvatrice dell'economia del Paese, paladina della libera impresa e restauratrice dell'ordine sociale. Di fatto, a seconda della posizione politica che si assume, entrambe le visioni hanno del vero; quel che è innegabile invece, sia che la si ami sia che la si odi, è che la Thatcher abbia cambiato il volto del Regno Unito nei suoi undici anni da primo ministro.
Quando giunse al potere nel 1979 si prese in carico un Paese la cui economia versava in condizioni disastrose, con la disoccupazione in crescita e i sindacati che lo tenevano sotto scacco. Nel 1982, a metà del suo primo mandato, dovette affrontare l'invasione argentina delle Falkland: non essendo certo una persona da tirarsi indietro, inviò le truppe britanniche a respingere gli aggressori. All'epoca la sua popolarità era scesa al 25 per cento, il livello più basso mai registrato per un primo ministro da quando sono partiti i sondaggi; tuttavia la vittoria nella Falkland e la ripresa dell'economia trasformarono la sua immagine agli occhi dell'elettorato, portandola al trionfo elettorale del 1984.
La “lady di ferro” sfidò il potente sindacato dei minatori, e uscì vittoriosa da un confronto molto acceso e violento. Ridimensionò notevolmente il potere dei sindacati, e introdusse misure legislative che imponevano loro di consultare i propri membri prima di indire uno sciopero. La Gran Bretagna, tristemente famosa in Europa per i suoi conflitti industriali, vide così pressoché sparire gli scioperi e tornare la pace sui luoghi di lavoro. L'industria mineraria tuttavia, che era stata per anni l'epicentro della militanza sindacale e la spina nel fianco di molti governi, iniziò a pagare il prezzo della sua ostinazione: nel giro di dieci anni quasi tutte le miniere vennero chiuse, e la – un tempo – potente Unione nazionale dei minatori non potè fare nulla per fermare le riforme del governo.
La mossa successiva della Thatcher fu la privatizzazione delle numerose compagnie pubbliche inefficienti e costose: il gas, l'elettricità, le telecomunicazioni e le ferrovie (il caso più controverso). Anche questa scelta divise il Paese: alcuni la videro come un trionfo, altri come una tragedia. Ma la Thatcher non era – come lei stessa ebbe a dichiarare – un «politico del consenso»: il suo modo di fare era non cercare mai il compromesso, né dare ascolto agli oppositori. Rimase fino all'ultimo «un politico delle convinzioni», con una visione chiara di ciò che era “giusto” e facendo il possibile per ottenerlo a qualunque costo.
La sua caduta dal potere nel 1990 non fu provocata dall'elettorato, ma dai suoi stessi compagni di partito di fronte all'insoddisfazione popolare verso le sue politiche, che stava mettendo a rischio i loro stessi seggi in Parlamento. Lei lo vide come un tradimento da parte di coloro nei quali aveva riposto la sua fiducia e con cui aveva portato avanti molte delle sue riforme, e affermò che non li avrebbe mai potuti perdonare.
Alla notizia della sua morte sono stati in molti a renderle omaggio. Anche i suoi più accaniti oppositori hanno ammesso che ha lasciato la sua impronta sulla società britannica, e alcuni hanno ricordato episodi che hanno rivelato un lato sconosciuto della “lady di ferro”. Sapeva essere molto compassionevole, e non si formalizzava sui cerimoniali. Un politico ha ricordato che una volta la Thatcher aveva invitato i figli del personale domestico ad una festa a Downing Street, e quando le venne domandato chi avesse cucinato tutte le prelibatezze in tavola, rispose che era rimasta sveglia fino a tardi per farlo lei stessa. Un giornalista della Bbc ha raccontato che, durante un viaggio in aereo insieme a lei, aveva fatto cadere un vassoio. Mentre si chinava per raccogliere il tutto da terra, la Thatcher gli disse di spostarsi e lo fece al posto suo.
L'obiettivo dichiarato della Thatcher all'inizio del premierato era porre fine al socialismo in Gran Bretagna. Lo realizzò forse molto meglio di quanto lei stessa si aspettasse, tanto che il partito laburista dovette riorganizzarsi completamente per avere qualche possibilità di vittoria. Soltanto quando Tony Blair lo trasformò da partito socialista in un partito di centro il Labour riuscì a ritornare al potere.
Mentre il Regno Unito si prepara al funerale del primo ministro più a lungo in carica nel XX° secolo, il dibattito se la sua opera sia stata un bene o un male continua. Solo la Storia ce lo dirà.
Traduzione di Chiara Andreola