Mare fuori, grande successo per la Rai
Il mare sta a due passi, pure meno, in Mare Fuori, ma non riesce a far breccia dentro al carcere minorile di questa serie piena di giovani alle prese con dolore e violenza.
O forse non del tutto, perché a ben guardare, oltre i muri e i recinti dell’istituto, un po’ d’acqua salata, da leggersi come bellezza, libertà, capacità di discernere tra bene e male, tra l’amore e tutto ciò che forma il suo contrario, trasuda, penetra, idrata. Nell’IPM di Napoli in cui (quasi) tutto accade, qualche raggio di luce arriva, buca la cupezza in cui i personaggi sono immersi. Molti di loro parlano un dialetto napoletano non edulcorato, di un realismo estremo legato al contesto complicato da cui vengono e nel quale sono costretti.
Hanno tutti, anche quelli che vengono da fuori, storie lancinanti addosso, di lontana o recente origine, ma anche una vitalità che gli permette in qualche modo di combattere, di rimandare e contrastare la resa. Non hanno tutti lo stesso grado di consapevolezza, la stessa capacità di discernere tra utile e dannoso.
Ognuno ha il suo viaggio difficile davanti, ma in diversi casi è un cammino verso il bene. Solo Viola, in questa terza stagione partita su Rai2 dal 15 Febbraio scorso (già disponibile su Raiplay con numeri di click davvero importanti) sembra bloccata nel suo profondo, inquietante dolore.
Ha problemi mentali ma anche un passato familiare che sopra quella fragilità è passato con violenza. Gli altri, chi più chi meno, un percorso in tasca sembrano averlo, ed anche quelli che paiono più statici, vedi Edoardo Conte nelle puntate più recenti, potrebbero avere inversioni di marcia o accelerazioni verso la luce, trattandosi comunque di una serie di successo destinata per questo, almeno a una quarta stagione.
Il più avanti, per il momento, il più in abbraccio con la libertà e con la capacità di vivere l’amore, rimane Carmine Di Salvo: figlio di un clan di camorra ma limpidamente, fortemente convinto di volerne stare fuori.
Persevera nella convinzione (ancor di più dopo la nascita della figlia Futura) che un cerchio di morte avveleni quel sistema di vita, e infatti, recuperando l’eterna lezione di Romeo e Giulietta, si innamora di una ragazza figlia del clan rivale: Rosa Ricci, e scorto in lei un sentimento identico al suo, lotta con il sorriso dolce sempre in volto per liberare anche l’amata rivale dalla sua famiglia a dir poco disfunzionale.
Ce ne sono diverse in Mare Fuori, degradate oppure opprimenti, divoranti o più semplicemente deboli e sfibrate: quella di Pino con una madre abbandonata dal marito, quella di Silvia in cui il padre aveva una seconda famiglia, e quando è morto per loro è diventata durissima. Quella di Kubra la cui madre è costretta a prostituirsi, quella assente di Diego, che ha visto morire in mare la madre nella traversata su un barcone.
Ce ne sono anche di sane, però, di funzionali, normali, se così possiamo dire, come quella di Gaetano, con genitori solidi, illuminati, vicini al ragazzo con la testa e il cuore. O quella di Mimmo, onesta ma povera, a contatto con la terra e l’umiltà. Per entrambi l’errore sta nell’aver creduto di poter migliorare la loro condizione attraverso il mondo criminale. Entrambi ci sbattono la testa ed entrambi capiscono, il primo troppo tardi, che quella strada era la peggiore possibile da imboccare.
Si mette in moto spesso un processo di cambiamento, in Mare Fuori, quantomeno ne fiorisce il desiderio, che diventa lotta estenuante, fatta di colpi dati e ricevuti. Di cadute a volte tragiche. Pino capisce l’importanza di controllare l’istinto violento per poter essere amato. Kubra deve perdonare e anche lei lasciarsi amare. Mimmo deve cogliere la bellezza nella sua famiglia umile.
A dar manforte alla loro faticosa, a volte disperata ricerca di bene, ma anche ai loro slanci di acuta bellezza (vedi l’amore non egoistico di Cardiotrap verso Gemma) ci sono la direttrice dell’Istituto (la Paola Vinci di Carolina Crescentini), il comandante degli agenti carcerari Massimo (Carmine Recano), l’educatore Beppe, fino agli agenti Liz e Gennaro. Personaggi pieni di positività, pronti a sacrificarsi, a donarsi completamente per salvare almeno uno dei tanti giovani in profonda difficoltà che arrivano al penitenziario.
Sono le note più luminose di un racconto impregnato di tragicità nel quale il conflitto sa farsi disturbante e il bene sboccia a fatica su un terreno concimato di negatività. L’influenza di Gomorra rimane, e vena vistosamente di crime questa serie che non risparmia la narrazione del male ma riesce a frammentarla, ad attenuarne l’oscurità attraverso la reattività dei ragazzi e la parola amore a volte pronunciata e spesso incarnata.
Ed è su questa replica, su questa risposta positiva, che una visione sana di Mare fuori va concentrata. Per questo è importante che sia accompagnata da un dialogo (come dice la didascalia in testa) tra i più giovani e gli adulti, perché le tante sfumature utili possano essere meglio colte e valorizzate. E perché il fascino del male, facilmente cavalcato da intrattenimento e comunicazione, non prenda il sopravvento ed anzi possa essere d’aiuto per un sano discernimento.