Marawi City, dopo cinque mesi di guerra
«Bravo!». Questa è stata la parola risuonata in tutto l’arcipelago filippino, come nel Malacanang Palace di Manila, il palazzo presidenziale, dove sono state applaudite le Forze armate delle Filippine (Afp) che avevano appena realizzato la promessa di consegnare al popolo i leader dei terroristi locali, Isnilon Hapilon e Omar Maute, vivi o morti, dopo che i due avevano preso in ostaggio la città di Marawi per più di 100 giorni. Il portavoce del palazzo, Martin Andanar, ha assicurato a tutto il paese che «la città di Marawi si risolleverà dalle ceneri del conflitto dando avvio a una nuova epoca in cui le persone dai più remoti angoli della repubblica potranno condividere i vantaggi del progresso».
Questo annuncio è stato preceduto da una serie di dichiarazioni del vice comandante della Joint Task Force Ranao, il colonnello Romeo Brawner Jr., che giorni prima aveva fissato il 15 ottobre come giorno per riavere il pieno controllo della città di Marawi da parte delle truppe governative. Ma, anche se era stata individuata tale data per il controllo della città, il governo non si era pronunciato sulla data della fine dei combattimenti, perché voleva essere sicuro che tutti gli ostaggi ancora in mano dei rivoltosi fossero ormai in sicurezza. Brawner aveva in effetti precedentemente affermato che «la nostra prima preoccupazione è la sicurezza degli ostaggi e dei civili». Purtroppo bisogna anche inserire nella contabilità dell’azione di sicurezza anche la morte di 160 soldati e di più di 800 membri del gruppo terroristico locale Maute.
Ringraziando gli sforzi dei soldati e i loro sacrifici, insieme alla esplicitazione della “feroce” determinazione del presidente Duterte di cancellare il terrorismo nella regione di Mindanao, Martin Andanar ha detto: «Questa chiara vittoria contro il terrorismo dimostra la capacità dell’amministrazione di Duterte di realizzare la sua promessa di pace e prosperità al popolo di Mindanao». Questo annuncio sembra corrispondere alla promessa fatta dal presidente di togliere la legge marziale nella regione di Mindanao, «quando la guerra sarà finita».
Ricordiamo che più di quattro mesi fa, Marawi City era stata assediata da terroristi armati che avevano danneggiato gravemente se non distrutto l’intera città, costringendo all’evacuazione circa mezzo milione di persone. Secondo il rapporto di intelligence della polizia, un certo Mahmud Bin Ahmad, un cittadino malese ancora latitante, era presente con altri stranieri accanto agli uomini armati filippini che agitavano le bandiere nere dello Stato islamico mentre occupavano la città di Marawi nel maggio 2017.
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