Manuale d’amore 2( capitoli successivi)
Se il primo Manuale d’amore poteva contare quanto meno sull’intuizione filologica di riproporre lo schema del film a episodi in voga nella commedia all’italiana degli anni Sessanta, e con essa il tentativo, in parte riuscito, di rinverdire un genere ormai degenerato dalle incursioni natalizie di Vanzina & c., questo secondo capitolo mostra invece tutti i limiti di un’operazione superficiale, stanca e ripetitiva. Il film è diviso in quattro episodi che, almeno nelle intenzioni degli autori, dovrebbero indagare le relazioni amorose con un occhio all’attualità (fecondazione assistita, matrimoni omosessuali) e uno alla tradizione (eros e tradimenti). Il risultato è fiacco, scontato, a tratti imbarazzante (come per il primo episodio con Scamarcio e la Bellucci) o già visto (come l’ultimo, protagonisti Verdone e la Pataky). Poco, veramente poco da segnalare, se non il secondo episodio, forse il meno peggio di tutti, con Fabio Volo e Barbara Bobulova alle prese con i problemi della fecondazione assistita, e la buona prova di Sergio Rubini e Antonio Albanese, coppia gay pugliese intenzionata a sposarsi in Spagna, penalizzati però da una storia senza capo né coda. Colpa soprattutto di una sceneggiatura banale e inconsistente, capace di costringere un cast di tutto rispetto in asfittici personaggi senza spessore, e di una regia inconcludente che brilla per assenza e disimpegno. I temi, anche importanti e complessi, sono trattati in modo superficiale e approssimativo, si ride poco e la narrazione procede balbettante e frammentata. Scommettiamo, comunque, sul successo del film, se non altro per l’imponente marketing, la titanica distribuzione (750 sale) e il cast stellare che richiamerà al cinema un pubblico trasversale, per età ed estrazione, che però sinceramente meriterebbe molto di più. Regia di Giovanni Veronesi; con Monica Bellucci, Riccardo Scamarcio, Fabio Volo, Barbara Bobulova, Sergio Rubini, Antonio Albanese, Carlo Verdone, Elsa Pataky, Claudio Bisio