Mandami tanta vita
Questo libro è secondo me il più bello e significativo fra i cinque finalisti dello Strega (la vittoria, com’è noto, è andata a Walter Siti per il suo Resistere non serve a niente, modesto e discutibile).
Di Paolo ha scritto un romanzo tipicamente moderno, novecentesco, antinarrativo, che interseca altri generi come il diario, la cronaca, l’epistolario.
Mette al centro della vicenda due anime giovani e vitali, in continua e appassionata ricerca di sé stesse, della verità e delle scelte giuste da fare per dare senso e valore alla vita. Una delle due è una figura storica, Piero Gobetti, l’ideologo antifascista della “rivoluzione liberale” nella Torino degli anni Venti del Novecento, morto in esilio a Parigi a soli 24 anni.
L’altro personaggio, immaginario, è Moraldo, coetaneo, collega di studi e ammiratore di Piero, che vorrebbe incontrare.
Cos’hanno in comune un giovane come tanti, in tormentata ricerca della sua strada, e colui che rimane, nella memoria storica italiana, un’icona della giovinezza sacrificata ai più alti ideali? Sono due ventenni, si dirà.
Ma la risposta non è solo questa. Leggere per credere.