Maltempo, solo la foresta che cade fa notizia
Il bosco deve ritrovare una centralità nella storia e nella geografia del Paese. Non solo quando arrivano le calamità
Devastazioni di incendi e schianti di intere foreste dovute al maltempo, alle forti piogge e al vento che soffia a oltre 100 chilometri orari. L’Italia scopre il bosco solo dopo questi e altri gravi eventi calamitosi. Scopre che il suo territorio è per oltre il 50% fatto di Alpi e Appennini, è fragile, e per un terzo è coperto da boschi. Foreste che raggiungono i 12 milioni di ettari, una superficie cresciuta troppo negli ultimi 30 anni. Ha sottratto superficie agricola e ha invaso villaggi e generato nuovo abbandono. Ce ne accorgiamo ora, dopo aver visto le drammatiche immagini degli schianti sull’Altipiano di Asiago. Ce ne accorgiamo dopo i roghi della Val di Susa, sull’appennino del Lazio o in Campania sul Vesuvio. Sempre a causa di qualche calamità, quando va bene (e non ci sono troppi yatch arenati e insabbiati sulle coste), tg e giornali mostrano le immagini del bosco e delle foreste italiane devastate, provando a raccontarne dinamiche e sistemi di ricostruzione.
Peccato che la comunicazione e prima ancora un pezzo troppo ampio della politica nazionale interpretino molti dei temi ambientali legati a montagne e foreste come residuali. Solo la foresta che cade fa notizia. Uncem, l’Unione dei Comuni e degli Enti montani, da decenni auspica sia notiziabile e attenzionata dalle istituzioni nazionali – governo e Parlamento – anche la foresta gestita. Gestita attivamente, come previsto dalla legge nazionale sulle foreste, approvata 8 mesi fa dal Parlamento, che oggi necessita di 9 decreti attuativi.
Il bosco deve ritrovare una centralità nella storia e nella geografia del Paese. Scrigno di biodiversità da proteggere, ma anche luogo dove si combattono i cambiamenti climatici con una gestione attiva efficace e turnazioni di taglio regolari, tramite accurata pianificazione sovracomunale fatta da enti locali e imprese insieme. Luogo dove si assorbe Co2 e si generano opportune misure antidoto al cambiamento climatico. La foresta luogo da tutelare, gestire, valorizzare. Evitando cresca eccessivamente, invecchi senza gestione e sia così più predisposta agli incendi. Evitando non svolga più le sue funzioni produttive quando i versanti sono troppo carichi. Questo va raccontato tutto l’anno, sempre. Comprese le iniziative fatte da Regioni ed enti locali per il superamento della parcellizzazione fondiaria che impedisce di fatto la gestione attiva. Compresi gli strumenti di certificazione per aumentare il valore del prodotto.
Sappiamo bene che sull’Altipiano di Asiago, gli enti locali – Comuni in primis – metteranno in fila azioni fondamentali per rigenerare quei boschi dove abbiamo assistito nelle ultime ore a centinaia di migliaia di schianti di alberi. E vogliamo invece che il Parlamento attui in tempi rapidissimi le strategie per gestire correttamente 12 milioni di ettari di bosco, dando efficacia piena al Testo unico forestale. E che questa attuazione preveda anche investimenti di risorse, non solo europee (a oggi le uniche disponibili, grazie al Feasr, ai Psr regionali) ma finanziate dal bilancio dello Stato. Per dire con concretezza che il bosco è per l’Italia un patrimonio immenso. E il Paese lo sa: non se ne accorge soltanto quando alberi si schiantano in terra o vanno in fumo.