Maltempo si spera

Lo smog in Italia è un killer silenzioso che uccide ogni anno 84 mila persone, circa 230 al giorno! Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, abbiamo il primato in Europa. Dopo di noi la Germania con 74 mila morti, Francia e Regno Unito con 52 mila e a seguire Polonia (47mila) e Spagna (33mila)
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E’ emergenza! L’inquinamento nelle nostre città è un serio problema da affrontare. Le immagini dello smog in Cina a cui siamo stati abituati guardando tv e giornali, ormai ci appartengono. Lo smog in Italia è un killer silenzioso che uccide ogni anno 84 mila persone, circa 230 al giorno! Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, abbiamo il primato in Europa. Dopo di noi la Germania con 74 mila morti, Francia e Regno Unito con 52 mila e a seguire Polonia (47mila) e Spagna (33mila). Certo, non abbiamo i numeri della Cina dove ogni giorno muoiono circa 4000 persone per la cattiva qualità dell’aria. E speriamo davvero di non vedere persone a Milano o a Roma passeggiare con la mascherina bianca al viso.

Lo smog – termine coniato a Londra all’inizio del secolo scorso, che deriva da un incrocio di due parole inglesi: smoke (fumo) e fog (nebbia) – possiamo considerarlo un aerosol composto da polveri sottili (Pm10) e ultra sottili (Pm 2,5) di particolato. E’ sempre presente nell’aria delle nostre città ma se supera certi limiti (più di 25 microgrammi per metro cubo d’aria) allora si parla di alta pericolosità. A Milano in questi giorni si è arrivati a 63 microgrammi/mtcubo d’aria e per 36 giorni consecutivi i livelli sono oltre i limiti. L’Europa ci chiede di non superare per più di 35 giorni l’anno il tetto di 50 microgrammi di polveri sottili. Rischiamo sanzioni, così come è successo nel 2014.

E’ vero, è una situazione anomala perché manca la pioggia da quasi due mesi e questo ha causato un’alta pressione atmosferica che non aiuta nell’abbattimento del valore delle polveri sottili.

Ancora una volta, l’ambiente ci dà una lezione di vita! Non possiamo continuare in questo modo. Dobbiamo fare la nostra parte.

Personalmente nel 2014 ho dovuto cambiare auto per l’arrivo di Gabriele, il secondo figlio. L’auto che avevamo non ci permetteva di trasportare due passeggini. E così con Maria, mia moglie, nella scelta dell’auto, oltre allo spazio per i due passeggini, abbiamo cercato un modello che avesse le caratteristiche migliori in termini di emissioni di CO2, optando per una vettura Euro6, che tra l’altro ci permette – in casi di strema necessità – di circolare anche quando c’è la delibera delle targhe alterne (metano, gpl, ibride, Euro 6 e ciclomotori due ruote quattro tempi Euro 2 e motocicli quattro tempi Euro 3 sono esclusi dalla delibera). Magari è un piccola goccia nel lago, ma se lo faccio io, lo fai tu, e poi tu e tu e tu ancora…allora qualcosa si risolve!

Tornando alle nostre città, i sindaci, per tutelare la qualità di vita dei cittadini (e anche per tutelare se stessi per non avere accuse per omissioni d’atti d’ufficio), hanno preso provvedimenti sul traffico automobilistico: targhe alterne in alcune città e blocco totale delle auto in altre.

Ma tutto questo basta per abbassare i livelli di inquinamento?

Questa domanda spacca l’opinione dei cittadini. Sicuramente serve a ridurre l’inquinamento delle polveri sottili, ma non è sufficiente. Ricordiamoci che anche le nostre caldaie danno un bel contributo ad innalzare il livello di smog. Abbassiamo quindi il termostato dei nostri termosifoni a 20 gradi per dare quel minimo contributo personale per la qualità dell’aria.

C’è poi il capitolo del trasporto pubblico urbano, che utilizza veicoli inquinanti e stra-datati. Bisogna investire sul trasporto locale secondo criteri ecosostenibili. Le città da sole però non possono affrontare questi problemi. C’è bisogno che si faccia rete con regioni e governo. «Non si può affrontare un'emergenza come questa solo a livello locale, ma serve una visione di più ampio respiro – spiega Leonardo Salvemini, docente di Diritto ambientale alla Statale di Milano -. I sindaci hanno come dovere istituzionale quello di mettere l'opinione pubblica cittadina di fronte al problema, avendo principalmente a cuore il tema della salute. Poi però spetta alle Regioni il compito di coordinamento».

Varie possono essere le soluzioni per arginare il problema. Legambiente propone al governo 12 buoni esempi già funzionanti in alcune città italiane. Dalle 'zone 30' di Torino e Cagliari all'Area C di Milano, dal tram di Firenze alla 'bicipolitana' di Pesaro fino ai parcheggi di scambio di Bari e all'efficienza energetica di Bolzano. Legambiente ricorda al governo Renzi questi «esempi virtuosi che meritano di essere sostenuti economicamente e replicati perché sono la dimostrazione che un cambio di rotta nelle politiche della mobilità è possibile, dà frutti, raccoglie consenso e produce economia sana».

In ultimo non dobbiamo dimenticarci che noi italiani abbiamo brevetti importanti nel campo delle vernici che mangiano l'inquinamento. È una tecnologia che funziona in modo simile alla fotosintesi delle piante: utilizza l'energia della luce per produrre una ionizzazione dell'area vicina alla superfice trattata, rendendo possibile la trasformazione degli inquinanti pericolosi, tra cui l' azoto, in sali minerali idrosolubili. Immaginate se usassimo queste vernici per tinteggiare il 20 per cento delle facciate degli immobili: si risolerebbe l'inquinamento prodotto dalle vetture in circolazione.

Potremmo quindi investire in questi brevetti che aumenterebbero, tra l’altro, Pil e lavoro.

Comunque stiamo sereni: la danza della pioggia sta portando i suoi frutti: secondo i meteorologi nei primi dieci giorni del 2016 dovrebbero arrivare abbondanti piogge (e finalmente la neve sulle montagne) che daranno il loro contributo all’abbattimento dei livelli di polveri sottili. Benedetta pioggia!

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