Malta, accordo sui migranti della Sea Watch
Sembra che stia per finire quella che è stata definita un’odissea umanitaria. I migranti soccorsi in mare dalle ong tedesche saranno trasferiti su navi maltesi per l’approdo sul territorio dell’isola e redistribuiti secondo un piano condivido da altri 8 Paesi europei, compresa l’Italia (Germania, la Francia, il Portogallo, l’Irlanda, la Romania, il Lussemburgo e i Paesi Bassi). Le imbarcazioni di Sea Watch e Sea Eye sono destinate,invece, a restare fuori dalle acque maltesi per via del contenzioso in atto sull’area di competenza (sar) del recupero dei migranti
L’insieme delle persone da ricollocare comprende anche altre 220 persone già arrivate in salvo in territorio maltese. Era questa la condizione che per il premier Joseph Muscat aveva posto come necessaria per risolvere una emergenza che ha visto anche l’intervento diretto di papa Francesco rivolto con fermezza ai governi dei Paesi europei. Una situazione che è diventata sempre più intollerabile, vissuta giorno dopo giorno sulla stampa internazionale.
Non si conoscono ancora le reazioni all’interno della maggioranza governativa. Il ministro degli Interni Matteo Salvini, in visita in Polonia, ha rilasciato dichiarazioni molto esplicite e perentorie: «Mentre col premier e col ministro dell’Interno polacco parliamo di protezione delle frontiere esterne dell’Europa e di sicurezza, leggo che a Bruxelles fanno finta di non capire e agevolano il lavoro di scafisti e Ong. Sono e rimarrò assolutamente contrario a nuovi arrivi in Italia. E continuo a lavorare per espellere i troppi clandestini già presenti sul nostro territorio. Cedere alle pressioni e alle minacce dell’Europa e delle Ong è un segnale di debolezza che gli italiani non meritano».
Recentemente sono emersi, infatti, dei dissidi tra Salvini e il presidente del consiglio Giuseppe Conte, ma casi analoghi possono riprodursi in qualsiasi momento e l’intenzione esplicita dell’esecutivo in carica resta quello di scoraggiare ogni partenza di migranti verso il nostro Paese, fornendo alla guardia costiera libica tutti gli strumenti idonei a e riportare indietro i migranti “irregolari”. L’Europa ovviamente non può affidarsi ogni volta a soluzioni di emergenza senza un piano condiviso di strategia e ridefinizione delle regole comuni senza giocare pericolosamente allo scarica barile. Un tentativo di accordo planetario in tema di migrazioni, inteso come fenomeno non gestibile da un solo Paese, è stato rifiutato finora dal governo italiano sull’esempio Usa e del gruppo dei Paesi di Visegrad, nonostante un primo parere positivo del premier Conte.
Per arrivare ad un tentativo di soluzioni strutturali ed eque occorre uno sforzo da parte di ognuno per porre al centro di un vero dibattito pubblico la conoscenza del fenomeno nella sua complessità, senza cedere a semplificazioni e propagande.