Mali: rilasciati i soldati ivoriani detenuti

Liberati i 46 soldati ivoriani che erano stati arrestati in Mali il 10 luglio 2022 e e condannati a 20 anni di carcere come mercenari il 30 dicembre. Decisiva la mediazione del presidente togolese Gnassingbé
Soldati Mali
Uno dei soldati ivoriani condannati e graziati dal governo del Mali all'arrivo ad Abidjan, in Costa d'Avorio, sabato 7 gennaio 2023 (AP Photo/ Diomande Ble Blonde)

I 46 soldati ivoriani detenuti dal 10 luglio 2022 in Mali sono stati graziati dal governo maliano. Sono stati accolti sabato 7 gennaio 2023 in Costa d’Avorio dal presidente Alassane Ouattara in persona.

È l’epilogo degno di un regalo di capodanno che gli ivoriani e i paesi dell’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) non osavano più sperare, soprattutto dopo che i militari, qualificati come mercenari da Bamako (la capitale del Mali), erano stati condannati in dicembre a 20 anni di carcere.

Domenica 8 gennaio scorso, l’Unione europea ha anche accolto con favore «la moderazione delle autorità ivoriane, gli sforzi compiuti dall’Ecowas e dal Togo per raggiungere questo lieto fine».

Il 10 luglio 2022, le autorità maliane avevano arrestato 49 soldati ivoriani sulla pista dell’aeroporto di Bamako. Il Mali accusava esplicitamente questi soldati ivoriani di essere mercenari armati, il cui obiettivo era destabilizzare o addirittura rovesciare il governo di transizione.

La detenzione dei soldati ivoriani aveva focalizzato l’attenzione dei media africani. Ed è questo purtroppo il risultato degli ormai tesissimi rapporti di alcuni paesi africani con la Francia (ex potenza coloniale), in particolare di Burkina Faso, Mali e Guinea (ai quali presto se ne potrebbero aggiungere altri, sull’onda di un sempre più ampio sentimento antifrancese) e quindi la diffidenza ispirata da Costa d’Avorio ed altre nazioni ancora legate al mondo occidentale.

Va ricordato che a partire dai colpi di stato militari in Mali, Burkina Faso e Guinea nel 2022, la situazione è cambiata nei rapporti di questi paesi con la Francia, accusata di impoverire il continente africano attraverso la sua cosiddetta politica Francia-Africa (leader messi a capo dei loro paesi dalla Francia, e ben poco preoccupati dei problemi della gente, quanto piuttosto di favorire gli interessi di Parigi).

Eppure, la diplomazia togolese, artefice principale della liberazione dei soldati ivoriani, è stata elogiata da Bamako. «Il governo di transizione rinnova la sua profonda gratitudine al Presidente della Repubblica del Togo, S. Ecc. Faure Gnassingbé, per i suoi instancabili sforzi e il suo costante impegno per il dialogo e la pace nella regione». Con questa dichiarazione, il governo del Mali ribadisce il suo «attaccamento […] alla conservazione di relazioni fraterne e secolari» con i paesi della regione, in particolare con la Costa d’Avorio.

Il colonnello Assimi Goïta, presidente della giunta militare maliana, ha conquistato l’ammirazione di molti africani rifiutandosi di aderire agli ultimatum dell’Ecowas e alle diatribe dell’Occidente, dimostrando che i Paesi africani sono davvero sovrani e da prendere sul serio.

I 46 soldati ivoriani erano stati condannati il ​​30 dicembre scorso a 20 anni di reclusione da un tribunale di Bamako, e tre donne soldato, che erano state rilasciate a settembre, a dicembre sono state condannate a morte in contumacia. L’Ecowas aveva dato tempo al Mali fino al 1° gennaio per liberare i soldati, pena nuove sanzioni. L’ultimatum non era stato preso in considerazione da Bamako, ma dopo l’incontro e la firma del Memorandum d’intesa fra Mali e Costa d’Avorio del 22 dicembre, l’Ecowas aveva dichiarato che non ci sarebbero state sanzioni se fosse avvenuta la liberazione.

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