Mali, leader jihadista ucciso dalle forze francesi

Mentre tentava con altri jihadisti di entrare in Niger, Adnan Abu Walid al-Sahrawi – dal 2015 autoproclamatosi Emiro del ramo saheliano dello Stato Islamico – è stato attaccato e ucciso da forze francesi del gruppo Barkhane. Era fondatore e guida del gruppo jihadista Eigs
Adnan Abu Walid al-Sahrawi, (Rewards For Justice via AP)

Nonostante la stagnazione della guerra nel Sahel e l’annuncio del parziale ritiro dei soldati francesi dall’area, la Francia ha sferrato un duro colpo neutralizzando il capo di uno dei movimenti terroristici più attivi e pericolosi. Il leader del gruppo jihadista Eigs (Stato Islamico del Grande Sahara), Adnan Abu Walid al-Sahrawi, è stato ucciso dalle forze francesi mentre con altri compagni stava cercando di lasciare il nord del Mali per rifugiarsi nel vicino Niger.

L’annuncio è stato twittato nella notte tra il 15 e il 16 settembre dal presidente Emmanuel Macron che ha scritto: “Questo è un altro grande successo nella nostra lotta contro i gruppi terroristici nel Sahel”.

Il capo dell’Eigs “è morto in seguito ad un attacco del gruppo Barkhane”, ha twittato da parte sua il ministro francese delle Forze Armate, Florence Parly, affermando che si tratta di “un colpo decisivo contro questo gruppo terroristico. La nostra lotta continua”.

L’Eigs era stato costituito nel 2015 proprio da al-Sahrawi, un ex miliziano del Fronte Polisario, poi del movimento jihadista Aqim (Al-Qaeda nel Maghreb islamico). Durante il vertice di Pau (sud-ovest della Francia) sul Sahel, nel gennaio 2020, al-Sahrawi era stato definito come “il nemico numero uno”.

Adnan Abu Walid al-Sahrawi aveva compiuto le sue prime azioni terroristiche nel 2011 con il movimento jihadista Aqim, poi si è unito al Mujao (Movimento per l’unicità e la jihad in Africa occidentale). Nel 2013 è tornato a militare con Al-Qaeda prima di autoproclamarsi, nel maggio 2015, Emiro del ramo saheliano dello Stato Islamico.

Con la morte del suo leader, l’Eigs è ora molto indebolito. Il gruppo è considerato l’autore della maggior parte degli attentati nell’area tra Mali, Niger e Burkina Faso, insieme al Gsim (Support Group for Islam and Muslims). Al-Sahrawi aveva personalmente ordinato il massacro di sei operatori umanitari francesi e della loro guida nigerina e autista dell’Organizzazione umanitaria internazionale Acted ong.

Si ritiene, inoltre, che l’Eigs sia responsabile della maggior parte degli attacchi nell’area tra Mali, Niger e Burkina Faso. Questa zona, conosciuta come “tre confini” è l’obiettivo ricorrente degli attacchi dei due gruppi armati jihadisti (Eigs e Gsim). Nell’ottobre 2017 avevano preso di mira anche alcuni soldati statunitensi in un attacco mortale in cui quattro soldati delle forze speciali statunitensi e quattro nigerini erano caduti in un’imboscata a Tongo Tongo, nel sud-ovest del Niger non lontano dal confine con il Mali.

Il presidente francese Emmanuel Macron aveva annunciato il 10 giugno scorso una forte riduzione della presenza militare francese nel Sahel e il ridimensionamento dell’operazione anti-jihadista francese denominata Barkhane. Questo per dare spazio nell’attività di antiterrorismo ad un’alleanza internazionale che comprende accanto agli eserciti dei Paesi saheliani anche forze speciali di vari Paesi europei.

L’Operazione Barkhane nel Sahel ha impegnato per alcuni anni, con l’appoggio dei governi locali, fino a 5.100 militari francesi e 500 di altri Paesi europei. Lo scopo era quello di contrasto all’insurrezione jihadista e di supporto ai militari dei paesi africani maggiormente coinvolti: Niger, Mali, Ciad e Burkina Faso. Nell’area resta attiva la Task Force Takuba che integrerà forze speciali francesi (300), svedesi (140), estoni e ceche (60) a cui si stanno aggiungendo 200 militari italiani e sono attesi anche contingenti di forze speciali danesi, greche, ungheresi e serbe.

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