Mali, colpo di stato e dimissioni di Keïta

Il malcontento popolare, iniziato poche settimane fa, ha preso una piega inattesa quando l'esercito ha preso il potere questo martedì, costringendo l'attuale presidente, Ibrahim Boubacar Keïta, a dimettersi

In Mali un ammutinamento, iniziato martedì mattina, ha fatto precipitate la situazione con la caduta del presidente in un’atmosfera di giubilo popolare, misto a incertezze sulle conseguenze di questo rovesciamento. La sorpresa è dovuta al fatto che i militari finora erano rimasti fuori dal movimento di protesta che ha agitato il Mali dalle elezioni legislative di aprile.

Il presidente maliano Ibrahim Boubacar Keïta ha così annunciato le sue dimissioni, spiegando che non aveva altra scelta che sottomettersi alla volontà del suo esercito ribelle: «Se oggi è piaciuto ad alcuni elementi delle nostre forze armate concludere che il mio governo dovrebbe finire con il loro intervento, ho davvero una scelta? Mi sottometto, perché non voglio che venga versato sangue per mantenermi al potere», ha detto.

Keïta è stato poi condotto dagli ammutinati, alla fine della giornata di martedì, al campo di Kati, a circa quindici chilometri a nord-ovest di Bamako, dove, otto anni prima, aveva avuto inizio un altro ammutinamento che aveva fatto cadere l’allora presidente, il suo predecessore, Amadou Toumani Touré.

I militari che hanno preso il potere hanno annunciato la creazione di un Comitato nazionale per la salvezza del popolo e hanno chiesto una transizione politica civile che porti alle elezioni «entro tempi ragionevoli». Hanno anche affermato che tutti gli accordi internazionali saranno rispettati, mentre molti Paesi hanno espresso le loro preoccupazioni per la situazione a Bamako.

Ibrahim Boubacar Keïta era stato eletto nel 2013 e rieletto nel 2018. Per diversi mesi era stato accanitamente contestato, al punto che gli osservatori di recente hanno considerato il suo potere «estremamente fragile». L’M5, una coalizione di oppositori composta da politici, rappresentanti della società civile e religiosa, denuncia la cattiva gestione nel Paese. Negli ultimi due anni, l’esercito del Mali ha subito numerose batoste nel centro e nel nord del Paese, soprattutto dai jihadisti. Da allora si sono levate voci per denunciare la corruzione nell’esercito, accusata di appropriazione indebita o fatturazioni eccessive.

 

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