Il male oscuro della pedofilia
Nel 2003 un gruppo di giornalisti eccellenti rivelava una catena di abusi e coperture nella Chiesa americana. L’impatto sulla società fu enorme, tanto che ne venne tratto un film famoso: Il caso Spotlight. Quasi 20 anni dopo, a marzo 2020, sono stati resi pubblici i dati relativi ad abusi avvenuti fra il 1990 e il 2018 in Polonia: 382 sacerdoti (fra essi anche alcune suore) hanno abusato di 625 minori. Notizie come queste continuano a provocare indignazione, vergogna e smarrimento. Ci fermano nella corsa di tutti i giorni, ci costringono soprattutto a considerare chi è stato ferito, spezzato, tradito. Possiamo però fare anche un’altra osservazione: non sono più “cose vecchie” che vengono a galla perché una vittima giustamente trova il coraggio di urlare al mondo il proprio dolore dopo tanti anni.
A darci la notizia questa volta è lo stesso episcopato polacco. Vuol dire che nella Chiesa non si fanno più sconti a nessuno, stanno cadendo le coperture, si è messo mano a un lavoro di trasparenza. Spesso commissioni esterne vengono autorizzate a scavare (e scovare) ciò che ha oltraggiato le vittime. Questo cambiamento profondo richiederà tempo per essere portato a compimento, ma la stessa urgenza di agire è avvertita anche nella società? I dati, sconosciuti ai più, sembrano dire di no. Per esempio nel 2015 i rapporti Istat segnalavano che il 10,6% delle donne italiane aveva subito abusi prima di compiere i 16 anni. L’ultimo rapporto di Telefono Azzurro evidenzia che nel 16% dei casi l’abusante è un estraneo adulto, nel resto dei casi un conoscente o un parente.
Questi dati ci suggeriscono che l’abuso sui minori non avviene solo nel mondo ecclesiale, ma è molto più diffuso. Occorrerebbe un patto di tutte le componenti della società per governare il fenomeno intollerabile della pedofilia che si manifesta sempre più come una vera e propria epidemia. Si stima che il 12% degli uomini e il 17% delle donne statunitensi siano stati molestati in età pediatrica e il numero di casi di abuso sessuale sia aumentato tra il 1986 e il 2003 del 120%. Il problema, come molte ricerche ormai hanno chiarito, è che almeno la metà di chi subisce un abuso sessuale nell’infanzia manifesterà da adulto un’inclinazione alla pedofilia. Ecco perché il fenomeno è così in crescita. Un sex offender che abusa di 10 bambini “produce” 5 futuri pedofili. Così si crea la tragica situazione nella quale, in una stessa persona, convivono vittima e carnefice.
Occorre interrogarsi sulle cause esistenziali, culturali, sociologiche per le quali la pedofilia è in crescita, allargando lo sguardo oltre il necessario approccio psichiatrico. La Chiesa, oltre a mettere in campo ogni aiuto possibile per sostenere e chiedere perdono alle vittime, sta ripensando radicalmente la formazione dei consacrati. Nella vergogna, talvolta nella rabbia, si sono definiti metodi e procedure di protezione dei minori, strumenti per impedire le coperture, una formazione più accurata per riconoscere il disagio nei bambini e proteggerli.
Arriverà il giorno in cui la Chiesa potrà aiutare la società condividendo questa sua dolorosa esperienza. Le linee guida emanate da governi e conferenze episcopali incoraggiano i cittadini, tutti noi, a informarci, andare in profondità, non fermarci a costernazione e vergogna, ma acquisire gli strumenti necessari per proteggere i bambini e il futuro. Non solo come singoli: ricordiamo che la pedofilia è un male oscuro a cui possono far fronte solo comunità informate, unite e vigilanti.