Maldini, capitano 5 coppe
Siamo contenti per Carlo Ancelotti e per la sua salute. Vincere fa bene al morale e al fisico. Dopo la rocambolesca sconfitta di due anni fa ad Instanbul, battere il Liverpool nella finale di Chiampions League ad Atene è un formidabile tonico. E, se sarà di parola, i benefici per l’allenatore del Milan dureranno tutta la vita. Aveva promesso infatti ai figli Katia e Davide che, se avesse vinto la Coppa dei Campioni, avrebbe smesso di fumare. Chi non ha bisogno di fioretti è invece il capitano rossonero Paolo Maldini. Compirà 39 anni il prossimo 26 giugno e gode di una condizione invidiabile, tanto da permettergli di annunciare che giocherà pure l’anno prossimo. Smettere ora non gli sembra proprio il caso. Il 31 agosto a Montecarlo disputerà contro il Siviglia – vincitore della Coppa Uefa – la finale di Supercoppa europea, mentre in dicembre, in Giappone, avrà la possibilità di aggiudicarsi il Mondiale per club. Nella finale ateniese contro il Liverpool ha disputato l’intera partita senza problemi. Nessuno si è accorto che non correva per 90 minuti da un mese e mezzo. Ha lavorato sodo in funzione della finale, senza arrendersi al dolore al ginocchio sinistro. Voleva giocare la sua ottava finale di Coppa dei Campioni. Ha raggiunto così il mitico Gento del Real Madrid in testa a questa classifica, riservata a pochi fuoriclasse. Desiderava alzare al cielo la quinta Coppa, e c’è riuscito. Vinse la prima a Barcellona contro lo Steaua di Bucarest (4-0). Era il 1989, calcisticamente due ere geologiche fa. Ma Paolo c’è ancora. Lo chiamano il capitano monumento, ed è universalmente considerato uno dei più grandi difensori di tutti i tempi. Maldini, infatti, non è solo vincente. È anche un atleta leale e corretto e, come riconoscono gli avversari, è un esempio di serietà, impegno, dedizione e serenità. Forse, per questo è anche vincente.