Malati da gioco d’azzardo

Grazie ai gratta e vinci e ad altri giochi i Monopoli di Stato riescono ad incassare, ogni anno, circa un miliardo di euro. Quasi la metà delle giocate avviene nella città di Milano, dove sono sempre più numerose le persone affette da dipendenza da gioco d'azzardo patologico. Quando si inizia a giocare? Prima dei dieci anni
gratta e vinci

Erano 80 all'inizio del  2010, oggi sono 255 le persone in cura nei Sert di Milano. La loro malattia? Si chiama Gap. Di che si tratta? La sigla, tristissima, sta ad indicare una nuova forma di dipendenza, quella da gioco d'azzardo patologico. «Oggi c'è più consapevolezza rispetto al passato – dice Riccardo Gatti, che guida il Servizio dipendenze di corso Italia -. Il problema principale, però, è la facilità con cui ci si può avvicinare al gioco. E l'età precoce in cui questo avviene: il paziente più giovane che abbiamo avuto in cura aveva solo otto anni. In genere la prima giocata viene fatta tra gli 11 e i 13 anni».

Sono sempre di più gli ammalalati di gioco d'azzardo, slot-machine, gratta e vinci e il servizio che ha istituito l'Asl attraverso i sei Sert distribuiti sul territorio, si basa sull'attività di counceling telefonico: 672 le telefonate ricevute dall'inizio dell'anno, con 2.015 colloqui e 450 sedute dei gruppi di supporto svoltesi da gennaio a oggi. Sei mesi è la media per una terapia efficace, fatta di colloqui. Solo pochi pazienti hanno avuto necessità di una terapia a base di farmaci antidepressivi.

«La maggior parte delle persone – precisa Gatti – ha bisogno non tanto di una terapia medica, quanto di un supporto nella vita di tutti i giorni». Questo servizio è stato avviato nel 2008 dalla Asl, allora furono cinque i pazienti, e a tutt'oggi questo servizio è confinato al rango di sperimentazione. Il Gap non è inserito nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), che prevedono l'erogazione da parte del Servizio sanitario nazionale di prestazioni coperte dal ticket. Il Decreto sanità del ministro Balduzzi per la prima volta prevede l'inserimento delle ludopatie tra i Lea, con conseguente rimborso delle prestazioni. Perché allora on sostenere queste spese con le entrate provenienti dal gioco d'azzardo?

Le cifre, del resto, sono davvero da capogiro: basti pensare che nei primi otto mesi dell'anno c'è stato un guadagno, grazie alle tasse sui giochi, di oltre un miliardo di euro, secondo i dati forniti dai Monopoli di stato e dall'agenzia Agipro. Di questi, quasi la metà – 436 milioni di euro – arrivano dalle giocate fatte nella sola Milano. «L'inserimento del gioco d'azzardo patologico tra i Lea è positivo – dice Gatti -. Il problema, però, è che al momento non è previsto un potenziamento degli organici. Di fatto, la cura della ludopatia viene riconosciuta, senza che però vi sia un aumento delle risorse: una contraddizione».

A Milano il giocatore d'azzardo tipo ha tra i 30 e i 50 anni, è italiano, preferisce il gratta e vinci o le slot-machine, «e prima di chiedere aiuto arriva a impegnare anche il 90 per cento dello stipendio», sostiene Roberto Mancin dell'Osservatorio dipendenze di corso Italia. Gli uomini sono il 78 per cento: «Attenzione, però: le donne hanno più difficoltà a riconoscere di avere un problema e chiedere aiuto – spiega Mancin -. Per loro, così, il problema rimane sommerso, perché scatta un senso di vergogna che non permette alla madre o alla moglie di ammettere, né ai familiari né agli estranei, di soffrire di ludopatia».

 
 

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