Mal’Aria di città 2019
Città italiane irrespirabili, sia d’inverno che d’estate, soffocate dallo smog per colpa del traffico e delle industrie, ma anche del riscaldamento domestico.
L’auto privata continua ad essere il mezzo più utilizzato: 38 milioni in circolazione sul suolo italiano (una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti, mentre a Parigi ci sono 36 auto per 100 abitanti come a Londra e a Berlino, a Barcellona 41, a Stoccolma e Vienna 38) e soddisfano complessivamente il 65,3% degli spostamenti. È quanto emerge da Mal’aria 2019, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico in Italia dello scorso anno.
Un 2018 nero, per la qualità dell’aria, dove il Belpaese è stato rinviato a giudizio dalla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per qualità dell’aria e che costerà multe salate agli italiani.
I NUMERI
Nel 2018 in 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono). In 24 capoluoghi i cittadini hanno respirato aria inquinata per circa 4 mesi nell’anno. Brescia (Villaggio Sereno) è capofila con 150 giorni fuorilegge (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). L’area della pianura padana è quella con più sforamenti del limite di legge. La prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l’ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti).
LA PROPOSTA
Quello che emerge è un dato preoccupante dove si manifesta l’urgenza a livello nazionale di pianificare misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e di riportare l’aria a livelli qualitativamente accettabili.
Ogni anno in Europa, stando ai dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, sono oltre 422mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico e l’Italia si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015. I trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane – come ricorda l’ISPRA – una mobilità sostenibile consentirebbe di limitare le emissioni in aria dal trasporto stradale garantendo il soddisfacimento della domanda di mobilità dei cittadini.
Legambiente chiede al governo italiano di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento e di ripensare le città per le persone, non per le auto. Proposta già praticata da alcune città (Bolzano, Firenze, Pisa, Torino e Milano dove il 50% degli abitanti usa i mezzi pubblici, cammina e pedala).
Come si è detto più volte al convegno Co-Governance che si è svolto qualche giorno fa (gennaio 2019) al Centro internazionale Mariapoli di Castel Gandolfo, le città spesso risolvono problemi molto più velocemente (e con meno risorse) rispetto alle politiche nazionali. Ed è anche per questo motivo. Adesso il governo italiano deve guardare a queste città che hanno fatto dello sviluppo sostenibile un cavallo di battaglia e attuare un Piano Nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro e redigere PUMS (piani urbani di mobilità sostenibile) ambiziosi ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani.
“A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe guidare le città, supportando e verificando le scelte fatte affinché siano coerenti con le scelte e i piani nazionali; inoltre il governo dovrebbe finanziare i progetti davvero utili per mettere in campo questa rivoluzione e allo stesso tempo dovrebbe destinare più risorse per incentivare davvero la mobilità sostenibile”.