Mal d’aria 2016
Basta qualche giorno di assenza di pioggia e i livelli di smog tornano a salire. In molte regioni della Lombardia da più di una settimana – spiega l’agenzia regionale per l’Ambiente – i livelli delle polveri sottili hanno superato il limite consentito dalla legge, ovvero 50 migrogrammi per metro cubo. A Milano da inizio 2016 sono 12 i giorni complessivi di sforamento. Ma se Milano piange, altre città non sorridono. A Napoli ad esempio dal primo al 6 febbraio stop ai veicoli più inquinanti nelle fasce lavorative. Roma non è da meno e corre ai ripari con limiti ai riscaldamenti (non superare i 18 gradi), blocco motori per i più inquinanti e targhe alterne.
Il dossier annuale “mal d’aria 2016” di Legambiente, sull’inquinamento atmosferico e acustico delle nostre città, parla chiaro: lo smog soffoca molte città. Il 2015 è stato etichettato con codice rosso per l’aria inquinata nelle città del Belpaese. Quarantotto infatti sono i capoluoghi di provincia fuorilegge (53%), che cioè hanno superato i limiti dei 35 giorni annui per la sogna dei Pm10. Capolista c’è Frosinone con ben 115 giorni di sforamento (il 16 febbraio 2015 aveva già raggiunto il limite del 35° giorno), a seguire Pavia (114 giorni), Vicenza, Milano e Torino.
Nella classifica regionale il Veneto supera tutte con il 92% delle centraline urbane monitorate che supera i 35 giorni consentiti. A seguire la Lombardia con l’84%, Piemonte (82%), Emilia Romagna e Campania (75%).
Per Legambiente non bastano interventi contingenti, momentanei, mirati alla situazione attuale. C’è bisogno di interventi strutturali. È fondamentale che il governo assuma un ruolo guida, facendo scelte e interventi coraggiosi, puntando sulla mobilità sostenibile, rendendo obbligatorie delle azioni virtuose messe in atto solo da alcuni comuni. Bisogna puntare sul trasporto su ferro, rinnovare i mezzi pubblici, incentivare i cittadini nel prendere l’auto come ultima soluzione per i propri spostamenti. Basti pensare che a Roma il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra.
«L’emergenza smog – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – difficilmente si potrà risolvere con interventi sporadici che di solito le amministrazioni propongono in fase d’emergenza tra targhe alterne, blocchi del traffico, mezzi pubblici gratis, come avviene attualmente in gran parte delle città italiane, e senza nessuna politica concreta e lungimirante. Per uscire dalla morsa dell'inquinamento è fondamentale che il Governo assuma un ruolo guida facendo scelte e interventi coraggiosi, mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile, impegnandosi per approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze anti-smog virtuose messe già in atto in molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano».
Lo scorso 30 dicembre, in piena crisi di inquinamento atmosferico, il ministero per l’Ambiente ha firmato un protocollo d’intesa con comuni e regioni. «Quel protocollo – continua Muroni – non è all’altezza del problema perché non dà risultati concreti ma di lunga durata».
Analizzando in modo dettagliato il dossier scientifico dell’associazione green, notiamo che le città coinvolte sono quasi sempre le stesse. Questo potrebbe aiutare gli amministratori nel circoscrivere maggiormente il problema ed intervenire in maniera ancora più efficace.
Non si scherza con lo smog. Ricordiamo che ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400 mila morti premature nei paesi dell’Unione Europea. L’Italia ha il primato con 59.500 decessi, con un carico di costi notevole per lo Stato attraverso le cure sanitarie che si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno (dati riferiti al 2010).
Il dossier non parla solo di smog. Un altro grave problema delle nostre città è l’inquinamento acustico. Le nostre città sono sempre più rumorose. L’Organizzazione mondiale della sanità afferma che i livelli giornalieri del rumore prodotto dal traffico stradale nelle nostre città sono inaccettabili. Il 10% degli italiani è esposto quotidianamente a questo problema (quasi 6 milioni di cittadini).
Su questo punto si fa poco o nulla. Non a caso, l’Italia è in procedura d’infrazione, in stato di messa in mora, per il mancato rispetto della normativa comunitaria relativa ai livelli di inquinamento acustico, la Direttiva 2002/49/CE.
Che fare allora?
Legambiente propone il decalogo anti-smog: 10 proposte per il governo per garantire una migliore qualità dell’aria e della vita nelle città. Secondo l’associazione bisogna incrementare il trasporto su ferro con 1000 treni per i pendolari; incentivare la mobilità sostenibile attraverso, 100 strade per la ciclabilità urbana, realizzando un primo pacchetto di nuove corsie ciclabili all’interno dell’area urbana. Limitare la circolazione in ambito urbano dei veicoli più inquinanti (auto e camion) sul modello di Parigi.
E ancora prevedere, con una disposizione nazionale, l’estensione del modello dell’Area C milanese a tutte le grandi città con una differente politica tariffaria sulla sosta, i cui ricavi siano interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale. Fermare i sussidi all’autotrasporto per migliorare il TPL (nella legge di stabilità 2016 i sussidi all'autotrasporto sono 3 miliardi di esonero sull’accisa e 250 milioni di sconti su pedaggi autostradali). Vietare l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici a partire dalla prossima stagione di riscaldamento. Ridurre l’inquinamento industriale applicando autorizzazioni integrate ambientali (AIA) stringenti e rendere il sistema del controllo pubblico più efficace con l’approvazione della legge sul sistema delle Agenzie regionali protezione ambiente ferma al Senato da oltre un anno. Infine servono nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto.
Insomma, per risolvere il problema la strada è ancora lunga e in salita… e inquinata!!!