Mai prendersi troppo sul serio
Ryan Gosling – quello di Barbie e di La la land – è un attore intelligente. Biondo, virile, entusiasta ha il dono di prendersi in giro, capendo che la cosa migliore per un attore-star è di poter ironizzare su sé stesso e il suo mondo. Qui interpreta lo stuntman Colt Severs, innamorato dell’aiuto-regista Jodi Moreno, cioè una simpatica “spalla” Emily Blunt.
Dopo un incidente sul set – che fa capire che il suo mestiere è davvero un rischio –, si riduce a fare il parcheggiatore disilluso. Ma la producer Gail – una donna manager che pare amica ma è un tipo squallido – lo richiama per lavorare nel primo film della sua ex, un film di fantascienza. Solo che non è vero, ma è Colt che deve trovare il protagonista, di cui è la controfigura, scomparso in circostanze sospette.
Inutile scendere nei dettagli per non perdere gli incastri, le visioni stranizzanti, la folla dei personaggi secondari, il repertorio degli stuntman nelle scene d’azione, le citazioni filmiche e la saga dei mostri alieni contro la terra. Un racconto vivacissimo, scattante, battute fulminee sugli stuntman, i producer cattivi, i registi alle prime armi: insomma, ce n’è per tutti e l’ironia graffia senza offendere. Leggerezza, brio, lotte e inseguimenti, tenerezze tra innamorati, cattivi forse da punire e grande presa in giro dei filmoni fantascientifici.
Ci si diverte in 126 minuti che non si sentono e del resto il titolo del film in inglese cela un doppio senso: significa sia l’uomo delle cadute sia il capro espiatorio. Già, perché Colt è stato ingannato dalla perfida Gail… Ryan Gosling sorride di sé stesso ed Emily lo segue. L’ironia giusta fa bene a tutti, pubblico compreso.
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