Mai dire mai
Ai campionati del mondo di tiro con l’arco in corso a Torino, l’Italia ottiene la qualificazione per Londra 2012. Facilmente con gli uomini, superando non poche difficoltà con le donne.
Un vecchio adagio recita che quando si insegue un sogno non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà. Di nessun tipo. Per molti sportivi, il sogno più grande è certamente quello di vincere una medaglia alle Olimpiadi. Salire sul podio a cinque cerchi è il traguardo per cui si fanno tanti sacrifici, tante rinunce, è quell’obiettivo per cui si spendono ore ed ore di allenamento nel tentativo di provare a coronare proprio quel sogno.
In alcuni sport, però, già il solo poter gareggiare ad un’Olimpiade è un risultato molto difficile da raggiungere, anche per i migliori del mondo. Nel tiro con l’arco, ad esempio, le prove a squadre che si disputeranno il prossimo anno a Londra (sia quella maschile che quella femminile) vedranno al via non più di una quindicina di nazioni. I primi otto ambiti “pass olimpici” sono stati assegnati mercoledì ai Paesi che hanno superato gli ottavi di finale dei campionati del mondo che si stanno disputando in questi giorni a Torino.
In campo maschile la nostra formazione è stata decisamente “fortunata”. Dopo aver concluso brillantemente la fase di qualificazione in seconda posizione, dietro quelli che da anni sono considerati gli arcieri più forti del mondo, ovvero i sudcoreani, i nostri ragazzi (Michele Frangilli, Marco Galiazzo e Mauro Nespoli) hanno facilmente ottenuto la qualificazione olimpica superando nello scontro diretto la Germania che, causa un serio problema di salute di un arciere, ha dovuto necessariamente gareggiare con un atleta in meno. Sull’onda di quel successo la squadra azzurra ha poi raggiunto la semifinale, dove è stata battuta dalla Francia (domenica mattina rivedremo in azione i nostri rappresentanti nella finale per la conquista del bronzo mondiale contro il Messico).
Ben altra storia, invece, quella che ha visto protagoniste Guendalina Sartori, Jessica Tomasi e Natalia Valeeva, quest’ultima capitana del gruppo, moldava naturalizzata italiana e già due volte campionessa del mondo nella prova individuale. Anche le nostre ragazze si erano ben comportate in qualificazione, ed il terzo posto conclusivo aveva determinato un accoppiamento negli ottavi con una formazione decisamente alla loro portata: la Georgia. Invece, complice anche l’emozione di giocare in casa in un appuntamento internazionale così importante, le azzurre scendono in piazzola di tiro piuttosto tese. Quando mancano da scoccare solo due frecce su ventiquattro, le italiane si ritrovano sotto di due punti. Quando tutto sembra perduto, quando il traguardo della qualificazione olimpica sembra dover essere perlomeno rimandato, accade però quello che non ti aspetti. Due 10, due bersagli pieni, le georgiane che non riescono a fare altrettanto, e lo svantaggio viene colmato: 207 pari, si va allo spareggio!
Pochi se ne accorgono, ma il cronometro ufficiale che scandisce il tempo a disposizione di ogni squadra per tirare le tre frecce di questi “tempi supplementari” viene impostato a 40 secondi invece dei 60 regolamentari. Le nostre ragazze, spiazzate dallo “strano” cronometraggio, tirano male: 22 punti, pochini … Le prime due georgiane se la cavano meglio, ma utilizzano quasi tutto il tempo e quando si presenta in piazzola la loro ultima compagna suona la sirena: zero punti. Le nostre avversarie reclamano, contestano il cronometraggio e pretendono che all’ultima componente della squadra venga dato il tempo di tirare. L’arbitro di campo da loro ragione e le georgiane passano così il turno. Ma solo per qualche minuto, perché questa volta è il team azzurro a reclamare: se il cronometraggio era sbagliato, allora lo spareggio va rifatto daccapo perché sulla deludente prestazione delle nostre ragazze ha certamente influito il vedere che avevano poco tempo residuo per tirare le proprie frecce.
Dopo lunghe discussioni anche il reclamo italiano viene accettato: si ricomincia. Guendalina, Jessica e Natalia cercano di recuperare energie nervose, ma prima dell’ultima freccia sono nuovamente sotto di due punti. Tutto compromesso? Mai dire mai! L’ultima georgiana totalizza 8 punti mentre la nostra Valeeva … 10! Di nuovo parità. Il regolamento in questo caso prevede che ad aggiudicarsi l’incontro sia chi si è avvicinato maggiormente al centro del bersaglio: il miglior tiro è della nostra Natalia, e l’Italia femminile vola alle Olimpiadi. Superato quello che sulla carta doveva essere l’ostacolo più semplice, le azzurre battono poi le cinesi di Taipei (nei quarti) e quelle di Pechino (in semifinale) e domenica gareggeranno per la conquista del titolo mondiale contro le ragazze indiane.
Proprio così. Quando nello sport si insegue un sogno, non bisogna arrendersi davanti alle difficoltà. Bisogna lottare, stringere i denti e poi qualche volta i sogni si riescono davvero a realizzare. Come hanno fatto le nostre ragazze del tiro con l’arco che sono state più forti dell’emozione, di una giornata “storta”, dei ripetuti errori, e delle avversarie. E che adesso, ottenuta la certezza di poter partecipare alle Olimpiadi, si pongono un nuovo traguardo: poter ben figurare ai Giochi e, perché no, provare addirittura a salire sul gradino più alto del podio a cinque cerchi. Chissà, per chi non si arrende davanti alle difficoltà, nessun sogno è proibito in partenza.